Le nostre aziende funzionano. Non metteteci il bastone tra le ruote
Alessandro Zucchetti guida un gruppo con 4 mila dipendenti che offre soluzioni informatiche ed è in continuo sviluppo. Tra le misure approvate finora dal governo, apprezza solo l’intervento sulle pensioni. Per il resto, dice, c’è qualche tassa in più e qu
Prima il decreto Dignità di luglio, poi la manovra approvata il 15 ottobre dal Consiglio dei ministri: l’impalcatura delle misure messe in campo dal governo Conte per le imprese è ormai pronta e le aziende possono iniziare a fare i primi conti sugli effetti di questa raffica di novità. A botta calda i giudizi non sono stati molto favorevoli: Andrea Bianchi, direttore area Politiche industriali di Confindustria, ha dichiarato che i contenuti della manovra mostrano «la perdita di un disegno complessivo di politica industriale che ci penalizza nel confronto con gli altri Paesi europei che, al contrario, continuano a sostenere i propri sistemi produttivi con misure consistenti e orientate al medio periodo».
Il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi ha rincarato la dose sostenendo che «il governo del cambiamento non ha prodotto una manovra di vero cambiamento», puntando più sul «dividendo elettorale che non sulla crescita». Senza contare le bordate lanciate dagli industriali contro il decreto Dignità e i paletti imposti alle assunzioni a tempo.
Parole, dirà qualcuno. Che arrivano da un’organizzazione sindacale il cui ruolo quasi istituzionale è di trovare sempre il pelo nell’uovo e di lamentarsi con chi è al governo. Qual è allora l’impatto delle misure della maggioranza gialloverde sulla «carne viva» di un’azienda? Per capirlo, Panorama è andato a Lodi e si è seduto alla scrivania accanto all’imprenditore più importante della città lombarda: Alessandro Zucchetti, 44 anni, presidente dell’omonima azienda di software fondata dal padre Domenico. Un gruppo di dimensioni ragguardevoli, con oltre 600 milioni di fatturato, 4 mila dipendenti, oltre 160