L’ufficiale di contatto Salvini-Putin: «Con la Lega ci capiamo»
Il deputato Sergei Zheleznyak spiega che cosa c’è nell’accordo di collaborazione fra il partito Russia unita e il Carroccio. Ma dice di non aver mai elargito finanziamenti al partito italiano. Incontri anche con i 5 Stelle.
C on la Lega abbiamo firmato un accordo di collaborazione». Sergei Zheleznyak, deputato russo, conferma l’esistenza del documento che è di fatto l’anello di congiunzione politica tra Matteo Salvini e Russia unita, partito di maggioranza alla Duma. L’interlocutore di Panorama è già stato definito «l’ufficiale di contatto» con la Lega o «l’emissario» di Vladimir Putin all’estero. «Ho ottimi rapporti con un ampio numero di forze politiche in Europa. In Italia con la Lega e con l’Associazione Lombardia-Russia» aggiunge. E così conferma anche i rapporti con il think
tank presieduto da Gianluca Savoini, gran cerimoniere delle visite a Mosca di Salvini, l’ultima il 17 ottobre scorso. Da quando esistono questi contatti? Per alcuni anni ci siamo incontrati in occasioni internazionali e anche in Russia. Il 6 marzo 2017, su decisione del partito Russia Unita e della Lega, abbiamo firmato l’accordo di collaborazione. Ossia un documento ufficiale che rafforza il desiderio di collaborare gli uni con gli altri. La nostra cooperazione si sta sviluppando attivamente: siamo costantemente impegnati in un dialogo costruttivo, ci scambiamo esperienze. Penso che tale approccio, onesto e aperto, volto a migliorare il benessere dei nostri cittadini e la stabilità nel mondo, possa servire da buon esempio su come costruire relazioni tra partiti e Paesi. Qualcuno in questo accordo vede qualcosa di poco chiaro. Qualcun altro sostiene che è scomparso dal web. È un accordo assolutamente pubblico. Non c’è nulla di segreto. Un accordo di questo genere è stato firmato da noi con una cinquantina di partiti al mondo. Non solo in Europa. E questi contatti continuano? Sì. Quando Salvini viene in visita a Mosca, abbiamo uno scambio di pareri. E ci sono rapporti anche con altri esponenti della Lega. Questo è un lavoro sistematico e aperto, un dialogo continuo. Ed è particolarmente importante in un momento come questo, con la mancanza di dialogo che c’è. In tal senso, apprezziamo molto la determinazione sia della Lega sia dell’Associazione Lombardia-Russia, una delle regioni d’Italia economicamente più sviluppate. Storicamente, il vostro Paese ha avuto relazioni molto proficue con Mosca, anche ai tempi dell’Unione sovietica. Perché in epoca sovietica ciò non creava grandi problemi, mentre oggi i rapporti con la Russia sono messi sempre sotto accusa? In Europa c’è una crisi di sistema, di valori, d’identità e potremmo dire di migranti. I circoli politici, responsabili di questa crisi, e i media che sostengono tali circoli stanno cercando di spostare la colpa delle politiche miopi, degli errori e dei fallimenti. Per i funzionari europei, la Russia è una scusa molto conveniente: un vicino storicamente grande che può essere
incolpato di tutti i problemi. Avete dato aiuti economici alla Lega? La legge russa vieta ai partiti di sostenere forze politiche in Paesi terzi. Non c’è mai stato un sostegno economico e non ci può essere. Piuttosto insieme cerchiamo di trovare soluzioni ai problemi, vicini ai nostri elettori. Quindi avete puntato su Salvini… Cinque anni fa, considerando il malcontento dei cittadini europei nei confronti della politica, avevo già detto pubblicamente che la maggioranza dei consensi sarebbe andata alle forze politiche che avessero dato importanza agli interessi nazionali. L’Europa è grande e ci sono situazioni molto diverse. E noi comprendiamo che Bruxelles ha ascoltato più che il desiderio dei popoli, quello delle élite che sono orientate dagli Stati Uniti d’America. Da lì la crisi. Lasciamo stare gli Stati Uniti. Lei se lo sarebbe aspettato un tale boom? Salvini sin dall’inizio disse chiaramente che avrebbe privilegiato gli interessi degli italiani. La questione dell’immigrazione è una delle più dolorose per voi. Gli va dato atto: ha affrontato questo problema in maniera abbastanza risolutiva. Salvini mi è molto vicino per età e punti di vista. Quando lo conobbi, ci capimmo subito. Però non mi ha risposto: se lo sarebbe aspettato il boom dei consensi? Quando ho conosciuto Salvini, l’ho trovato coraggioso. Ad esempio nel dire che bisognava sostenere la Russia nella lotta al terrorismo. La delegazione della Lega venne in Crimea e si rese conto che i racconti di paura sulla penisola, letti sulla stampa internazionale, erano spesso fake news. Per questo mi ero convinto che come politico aveva un
«A DIFFERENZA DELLE AUTORITÀ STATUNITENSI E DELLA BUROCRAZIA EUROPEA, NOI NON INTERFERIAMO. BISOGNA ASCOLTARE IL DESIDERIO DEI POPOLI E NON FARSI COMANDARE DALLE ÉLITE»
grosso potenziale, che sarebbe stato indirizzato nella soluzione dei problemi italiani. La crescita nei sondaggi è abbastanza logica: il suo partito, arrivato al potere in questa situazione, cerca di realizzare le promesse fatte in campagna elettorale. Come vede l’alleanza con i Cinque stelle? Il loro successo è maggiore o minore di quello dei leghisti? Non sono io che devo dare giudizi. Sono forze diverse. Posso solo dire che hanno avuto entrambe un vero successo politico alle elezioni. Per loro è importante mettere in pratica quanto annunciato durante la campagna elettorale. Noi conosciamo anche i Cinque stelle, ma non abbiamo alcun accordo scritto con loro. Ci siamo incontrati in una serie di eventi. Rispettiamo la loro attività. Ma il compito più complesso per questa coalizione di governo è riuscire a risolvere quei problemi che il precedente esecutivo non aveva risolto, cosa davvero complessa. La Lega e il Movimento 5 stelle sono saliti al potere grazie al sostegno degli elettori. Lo stesso è accaduto in altri Paesi europei. Chi in passato non li ha presi molto sul serio è stato costretto a cambiare idea. Sull’Espresso di qualche mese fa, lei veniva descritto come «l’uomo che per conto di Vladimir Putin ha sancito l’alleanza con Matteo Salvini». Ma ha davvero così tanto potere? Abbiamo firmato con la Lega un accordo come principale partito politico ( russo, ndr), di cui sono rappresentante. L’attività internazionale è una delle componenti del mio lavoro alla Duma di Stato ( la Camera bassa del Parlamento russo, ndr), dove faccio parte della Commissione per gli Affari esteri. In che cosa sbaglia Bruxelles? Cinque o sei anni fa, prima della crisi in Ucraina, della Crimea e prima di finire sotto sanzioni io stesso, intervenendo all’Europarlamento, avevo dichiarato che non bisogna cercare di costruire una nazione unica nell’Unione europea. Al contrario, va valorizzata la ricchezza dell’Europa dove esistono diversi popoli e culture. Nella diversità c’è potenziale di sviluppo. In questo senso la Russia può essere un esempio: un Paese con più di 200 etnie, 150 lingue, tutte le religioni del mondo rappresentate. E tutti insieme hanno vissuto per secoli in armonia. Ma l’unificazione non può essere condotta dall’alto come fanno a Bruxelles. È un’operazione troppo pericolosa. C’è però chi sostiene che la Russia vuole immischiarsi negli affari di Bruxelles. Ci impegniamo a costruire relazioni normali, rispettose e di partnership tra la Russia e i Paesi europei. Allo stesso tempo, a differenza delle autorità statunitensi e della burocrazia europea, siamo fondamentalmente contrari all’interferenza negli affari interni degli Stati sovrani. Sono sicuro che la ragione dell’attuale crisi delle relazioni non è l’interferenza immaginaria della Russia, ma le azioni delle autorità europee sotto la pressione degli Stati uniti, non interessati a una collaborazione intensa tra Russia e Ue. Sotto l’influenza dell’America, gli europei imposero le sanzioni contro la Russia. Di conseguenza i nostri scambi commerciali con l’Europa hanno subito una flessione, mentre quelli con gli Stati uniti sono aumentati. Non lo dico io, lo dicono le statistiche. Perché vi piacciono i movimenti populisti? Voi li chiamate populisti, noi li chiamiamo patriottici. Con loro per noi è chiaro come raffrontarci. E chi rappresentano: il popolo. Chi invece rappresenti la burocrazia europea invece non ci è chiaro. La Brexit, per esempio, non è nata per caso. Gli elettori hanno scelto proprio perché non sono contenti della politica europea. Ma noi non vogliamo una scissione all’interno dell’Unione europea. Non è nel nostro interesse. Come vede un’alleanza delle forze populiste alle prossime elezioni europee? Che cosa pensa dell’asse Salvini-Le Pen? L’Europa è molto diversa come lo sono i movimenti patriottici, nelle loro opinioni, nelle piattaforme politiche, nella percezione all’interno della società. Non credo che si formerà un’alleanza formale, ma credo che il dialogo e lo scambio di opinioni tra queste forze sarà molto utile. Dipenderà da loro. Salvini dice che il prossimo Europarlamento sarà completamente diverso. È d’accordo? Credo che cambierà in modo significativo, ci saranno più rappresentanti dei partiti patriottici. Ma molto dipenderà dalla situazione politica in ogni singolo Paese.