Panorama

Shirin Neshat. Le mie radici sparse nel mondo

In attesa di vedere Looking four Oum Kulthum, il suo film sulla più famosa cantante del mondo arabo, l’autrice iraniana Shirin Neshat suggerisce di pranzare al Fanelli Cafe di New York, di fare un viaggio sul Nilo e di liberare il corpo e la mente con un

- di Marta Galli 84

Shirin Neshat risponde al telefono con la voce argentina che non pensavi avesse. Ha uno sguardo da sfinge e la diresti remota. Invece è presente e calda. È una delle artiste iraniane più note al mondo e sul rapporto con la madre patria ha costruito la narrativa del suo lavoro, dove diaspora e condizione femminile sono punti focali: un discorso «candidamen­te sovversivo», che l’ha alienata dall’Iran. Fotografa e regista, il suo ultimo film arriva in questi giorni in Italia per un breve tour museale. Looking for Oum Kulthum, questo il titolo, è dedicato alla Maria Callas del Medio Oriente, la cantante egiziana, morta nel 1975, per la quale persino il parlamento d’Egitto interrompe­va le sedute, cosicché i deputati potessero ascoltarne i concerti alla radio. «Donna fuori dagli schemi, dalla sessualità ambigua e senza figli in una società conservatr­ice, ma comunque una star capace di catalizzar­e il mondo arabo» racconta Neshat. «La sua storia mi permette di rivelare un contesto ricco e cosmopolit­a che invece viene descritto come barbarico, dall’Occidente». Quali sono al tempo presente le donne che considera role model? Amo le donne forti, ma mi piacciono soprattutt­o le figure che sanno mitigare una carriera attiva con una vita normale, di madri. E mi colpiscono personaggi come Malala Yousafzai, Nobel per la pace, o come Shirin Ebadi, avvocato anche lei insignita col Nobel, a cui è proibito tornare in

patria. M’impression­a che il loro successo ne condizioni l’esistenza, rendendole eroi e vittime, in un misto di fama e vulnerabil­ità. Ha qualche forma di nostalgia? Sono cresciuta in una casa di campagna, mio padre coltivava un giardino. Ricordo distintame­nte l’odore della primavera e gli alberi in fiore. Così non l’ho mai più sentito. E quando gli amici mi spediscono immagini di alberi fioriti in Iran torno a quei momenti e mi scendono le lacrime. Qual è l’elemento distintivo del suo stile? Mi piace mescolare abiti tradiziona­li a capi contempora­nei minimalist­i e avere sempre un gioiello etnico vistoso come una scultura. Il suo rituale per il benessere? Dalle 3 alle 5 volte la settimana seguo lezioni di danza africana. Un rito per il corpo e per la mente. Il suo rifugio? In campagna ai confini con il Canada. Io e mio marito abbiamo una casa vicino al lago Champlain, nel Vermont. In questa stagione, il foliage, è bellissimo. A New York ha dei ristoranti in cui torna? Sì, sempre gli stessi e ordino ogni volta lo stesso piatto. Da Fanelli Cafe e Sally roots mi sento a casa, non amo i posti lussuosi. Il viaggio più affascinan­te che ha fatto di recente. In barca sul Nilo, partendo da Luxor. Il Paese è ormai abbandonat­o dalle rotte del turismo, e grazie a questo il nostro viaggio era privo delle distrazion­i della modernità, solo antichi templi e turbanti, sembrava di essere piombati nel passato. Souvenir di viaggio? Artigianat­o e gioielleri­a tribale che compro nei bazar. Come le bambole tunisine che ora ho sparse per casa. Che cosa non manca mai in valigia? Musica, libri e naturalmen­te i miei gioielli. Colonna sonora prediletta? Non mi stanco mai di ascoltare Moshen Namjoo. L’ultimo libro che ha letto? Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie. Il dettaglio «beauty» che la caratteriz­za? Il kajal come lo portavano le regine egiziane. Davvero non l’ho fatto apposta, è stato uno shock quando nei fregi dell’antico regno ho visto da vicino che il mio make-up è identico al loro. Ma lo disegno così da sempre. Il suo argomento di conversazi­one alle feste? Le ultime mostre o gli ultimi film visti, e Trump. Dove legge le news? Sono per la carta stampata, a casa mia c’è ogni giorno il New York Times. Mi dica un segreto. Delle volte vado a ballare la notte in un locale che si chiama House of yes, a Brooklyn. Se non abitasse a New York in quale città amerebbe vivere?

Senza dubbio a Marrakech.

 ??  ??
 ??  ?? PRIMA VISIONE La locandina del nuovo film di Shirin Neshat dedicato a una cantante lirica amata da tutto il mondo arabo. Dal 26 ottobre lo si potrà vedere in Italia.
PRIMA VISIONE La locandina del nuovo film di Shirin Neshat dedicato a una cantante lirica amata da tutto il mondo arabo. Dal 26 ottobre lo si potrà vedere in Italia.
 ??  ?? ABITUDINI A New York, Shirin Neshat frequenta sempre gli stessi ristoranti, come il Fanelli Cafe e il Sally roots.
ABITUDINI A New York, Shirin Neshat frequenta sempre gli stessi ristoranti, come il Fanelli Cafe e il Sally roots.
 ??  ?? SHIRIN NESHAT nasce a Qazvin (Iran) nel 1957. Parte per gli Stati Uniti diciassett­enne e si laurea alla University of California, Berkeley. Le sue opere (video, performanc­e e fotografie) sono state in mostra nei più importanti musei e alla Biennale di Venezia. Looking for Oum Kulthum è il secondo film dopo Donne senza uomini, che nel 2009 ha vinto il Leone d’Argento al Festival del Cinema di Venezia. FOLLIE NOTTURNE Shirin Neshat ama frequentar­e un locale notturno che si chiama House of yes, a Brooklyn.
SHIRIN NESHAT nasce a Qazvin (Iran) nel 1957. Parte per gli Stati Uniti diciassett­enne e si laurea alla University of California, Berkeley. Le sue opere (video, performanc­e e fotografie) sono state in mostra nei più importanti musei e alla Biennale di Venezia. Looking for Oum Kulthum è il secondo film dopo Donne senza uomini, che nel 2009 ha vinto il Leone d’Argento al Festival del Cinema di Venezia. FOLLIE NOTTURNE Shirin Neshat ama frequentar­e un locale notturno che si chiama House of yes, a Brooklyn.
 ??  ??
 ??  ?? PANORAMI In alto, il viaggio in battello sul Nilo partendo da Luxor, un’esperienza che Neshat consiglia. A sinistra, il panorama del Vermont, nei pressi del lago Champlain, ai confini con il Canada dove l’artista ha una casa di campagna.
PANORAMI In alto, il viaggio in battello sul Nilo partendo da Luxor, un’esperienza che Neshat consiglia. A sinistra, il panorama del Vermont, nei pressi del lago Champlain, ai confini con il Canada dove l’artista ha una casa di campagna.
 ??  ??
 ??  ?? LE SUE LETTURE L’artista iraniana di casa a New York ama la carta stampata e legge il New York Times, mentre il romanzo che suggerisce è Americanah della nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie.
LE SUE LETTURE L’artista iraniana di casa a New York ama la carta stampata e legge il New York Times, mentre il romanzo che suggerisce è Americanah della nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy