LA MOSCA BIANCA
Ha vinto sette volte di fila la Coppa del mondo di sci e due medaglie d’oro olimpiche. Per i suoi avversari Marcel Hirscher è il più forte di sempre. Lui si schernisce: «Sto ancora lavorando alla curva perfetta».
Nel dubbio se chiudere o meno la carriera prima dei trent’anni, Marcel Hirscher ha deciso di continuare. Non ci sarà per l’inizio della stagione della Coppa del mondo di sci in America, comincerà dopo per prendersi ciò che non è riuscito ancora a nessuno: l’ottava coppa del mondo consecutiva. Nessuno era mai riuscito a farne sette, prima di lui. E tantomeno di seguito. Hirsch è già lo sciatore dei record e se non fosse così difficile giudicare in tempo reale la storia che si compie, diremmo con certezza che stiamo parlando del più forte di sempre. Bisogna abbattere la barriera della nostalgia che invita costantemente a dare giudizi definitivi solo quando le cose o le persone appartengono al passato. Con Hirscher l’hanno fatto i suoi avversari, alla fine delle Olimpiadi di Pyeongchang di febbraio. L’oro olimpico era l’ultima cosa che gli mancava: ne ha vinti due, uno in gigante e uno in combinata. E alla fine dei Giochi il francese Alexis Pinturault, argento in combinata e bronzo in gigante ha detto: «È il più grande di sempre. Ha battuto tutti, ora può decidere solo quando chiudere la carriera. Forse finirò un sacco di volte secondo in futuro, ma è qualcosa di veramente speciale correre contro Marcel. È il più grande sciatore alpino, e sono davvero grato di gareggiare contro di lui». Con lui il norvegese Kjetil Jansrud: «Hai sempre voglia di batterlo, ma devi anche essere un po’ grato del fatto che stai sciando nella stessa epoca del più grande di tutti».
Il riconoscimento dei suoi simili e dei suoi avversari è la certezza: Marcel ap
partiene a quella categoria di atleti che personificano gli sport di cui sono protagonisti. Come Roger Federer nel tennis, come Valentino Rossi nelle moto, come Usain Bolt nello sprint. Non puoi parlare di quella disciplina senza avere presente lui, senza doverci fare i conti. Vale per i rivali, per i successori, per i media, per tutti. Tutt’altro che fissato con l’allenamento, dice che non sarebbe diventato così forte se avesse sciato per 12 mesi all’anno tutti gli anni dai 5 anni di vita in poi. La concentrazione è la chiave. Hirscher è disincantato, un po’ svagato, molto amante della vita oltre la carriera eppure è uno degli sportivi che riesce a isolarsi da tutto questo prima del cancelletto di partenza. L’hanno definito un robot, come si fa quando nessuno riesce a spiegare come e perché uno diventi così forte. Facile no? Gli si attribuiscono capacità extraumane, così non devi cercare davvero la ragione del successo. Quando una volta gliel’hanno riferito, si è stizzito: «Sono un uomo. Punto. Rimanere concentrato sugli obiettivi è un lavoro quotidiano. Sto ancora lavorando alla curva perfetta di gara in gara». Non averla ancora trovata nonostante sette coppe del mondo consecutive e due ori olimpici fa parte di quell’essere uomo concentrato e sportivo lavoratore. Ma a differenza di molti altri cannibali dello sport, non è detto che Hirscher la cerchi in eterno. Perché ha già detto di voler smettere, deve solo decidere quando. E non c’entra la perfezione, quanto il divertimento.