NO LABOR, NO PARTY
Il mese di settembre si apre negli Stati Uniti con una ricorrenza tra le più importanti dell’anno, il Labor Day, l’equivalente americano della nostra Festa dei Lavoratori.
Si tenne per la prima volta nel 1882 e, solo dodici anni dopo, venne istituzionalizzata dal Congresso come festa nazionale federale. Per questo le scuole, gli uffici governativi e la maggior parte degli esercizi commerciali restano chiusi, dando alle famiglie la possibilità di trascorrere insieme la giornata, allestendo pic nic al parco - Central Park è il più gettonato - facendo surf, andando al luna park o fuori città. Diversamente dal resto del mondo però, negli USA si è soliti celebrare questa festività il primo lunedì di settembre, probabilmente per colmare il vuoto tra due feste nazionali: l’Indipendence Day del 4 luglio e la festa del Ringraziamento, il quarto giovedì di novembre. Negli anni è stata considerata inoltre come la giornata conclusiva dell’estate statunitense.
Lungo la Fifth Avenue abitualmente si tiene una parata alla quale partecipano tutte le classi lavoratrici, la città si popola di bancarelle, mentre a Brooklyn si svolge il Carnevale Caraibico. E se non bastasse, il Labor Day tende anche a coincidere con l’inizio della stagione di football americano, motivo per cui molti newyorchesi si riuniscono nei bar per seguire le partite. È evidente dunque che negli anni il folklore ha preso il sopravvento sul significato originario della festa, ma dopotutto, se non fosse così, che party sarebbe?