SI STA COME D’AUTUNNO…
Attesa, questa la parola chiave al centro delle vicende politiche di questo inizio ottobre e che con ogni probabilità ci lasceranno con il fiato corto e sospeso fino a fine anno
Non si sa se sperare nei colpi di scena per questo mite autunno politico. Mite come l’aplomb del ministro Tria che vuole tener fede alla cifra concordata con la commissione europea, ovvero il rapporto tra deficit e PIL all’1,6%. O forse impetuoso come le pressioni di Di Maio e Salvini per rispettare l’ambizioso contratto di governo.
O ancora violento, come l’attacco del portavoce pentastellato Rocco Casalino ai tecnici di via XX settembre affinché trovino i dieci miliardi per inserire il reddito di cittadinanza tra le misure previste nella prossima Legge di Bilancio. Siamo nel limbo delle previsioni a lungo termine, quelle poco affidabili quando si tratta di fare il cambio di stagione, ma che in politica significano trattative sussurrate per “proteggere” l’elettorato da un malaugurato fallimento proprio al primo vero banco di prova. Si procede a tentoni fino al passaggio parlamentare per l’approvazione della correzione dei conti con la maggioranza assoluta. Andamento che da un lato fa comodo a Di Maio che aveva promesso reddito e pensioni di cittadinanza (anche a costo di aumentare il deficit, ovvero indebitandosi momentaneamente pur di trovare i 17 miliardi necessari a staccare quegli assegni da 780 euro che spetterebbero a chi è in condizioni di povertà), insieme alla lotta all’evasione senza condoni, ma tutelando gli ultimi. Dall’altro va bene anche a Salvini che, però, si è già assicurato una vittoria in quella che è una campagna elettorale senza fine, con l’approvazione da parte del Consiglio del Ministri del decreto in materia di sicurezza e immigrazione che porta il suo nome. Un provvedimento che modifica la normativa che regola le richieste d’asilo abolendo il permesso umanitario e intro- ducendo nuove misure sulla cittadinanza e la permanenza nei centri di prima accoglienza.
In sostanza, ai reati che provocano la revoca del permesso di soggiorno si aggiungono violenza sessuale, spaccio di droga e violenza a pubblico ufficiale, anche con una sentenza di primo grado, ovvero mettendo in discussione la presunzione di innocenza prevista dalla Costituzione italiana fino alla sentenza di condanna confermata all’eventuale terzo grado di giudizio. Su questo il premier Giuseppe Conte aveva precisato che “il decreto risponde a un quadro di assoluta garanzia per la tutela dei diritti fondamentali delle persone e delle convenzioni internazionali a cui l’Italia aderisce, e ai principi costituzionali. Andiamo a operare un sistema del tutto nuovo di riordino e di revisione di una più efficace disciplina”.
Anche su un altro tema fondamentale, come quello della sicurezza, ovvero il contrasto al terrorismo e alla mafia, il leader del Carroccio cammina un passo avanti rispetto agli alleati, con una stretta sul noleggio dei furgoni per il rischio di attentati, il potenziamento dell’organico dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla mafia, oltre alla possibilità per la polizia locale di avere accesso alla banca dati interforze di tutte le forze di polizia, l’estensione del daspo urbano anche per le aree come mercati e fiere e, infine, la sperimentazione del taser alla polizia municipale dei comuni con più di 100mila abitanti.
Il compromesso c’è stato, ma per ora a tutto vantaggio di una sola parte della coalizione. Non resta che aspettare.