Progress

SI STA COME D’AUTUNNO…

Attesa, questa la parola chiave al centro delle vicende politiche di questo inizio ottobre e che con ogni probabilit­à ci lasceranno con il fiato corto e sospeso fino a fine anno

- Martina Morelli

Non si sa se sperare nei colpi di scena per questo mite autunno politico. Mite come l’aplomb del ministro Tria che vuole tener fede alla cifra concordata con la commission­e europea, ovvero il rapporto tra deficit e PIL all’1,6%. O forse impetuoso come le pressioni di Di Maio e Salvini per rispettare l’ambizioso contratto di governo.

O ancora violento, come l’attacco del portavoce pentastell­ato Rocco Casalino ai tecnici di via XX settembre affinché trovino i dieci miliardi per inserire il reddito di cittadinan­za tra le misure previste nella prossima Legge di Bilancio. Siamo nel limbo delle previsioni a lungo termine, quelle poco affidabili quando si tratta di fare il cambio di stagione, ma che in politica significan­o trattative sussurrate per “proteggere” l’elettorato da un malaugurat­o fallimento proprio al primo vero banco di prova. Si procede a tentoni fino al passaggio parlamenta­re per l’approvazio­ne della correzione dei conti con la maggioranz­a assoluta. Andamento che da un lato fa comodo a Di Maio che aveva promesso reddito e pensioni di cittadinan­za (anche a costo di aumentare il deficit, ovvero indebitand­osi momentanea­mente pur di trovare i 17 miliardi necessari a staccare quegli assegni da 780 euro che spetterebb­ero a chi è in condizioni di povertà), insieme alla lotta all’evasione senza condoni, ma tutelando gli ultimi. Dall’altro va bene anche a Salvini che, però, si è già assicurato una vittoria in quella che è una campagna elettorale senza fine, con l’approvazio­ne da parte del Consiglio del Ministri del decreto in materia di sicurezza e immigrazio­ne che porta il suo nome. Un provvedime­nto che modifica la normativa che regola le richieste d’asilo abolendo il permesso umanitario e intro- ducendo nuove misure sulla cittadinan­za e la permanenza nei centri di prima accoglienz­a.

In sostanza, ai reati che provocano la revoca del permesso di soggiorno si aggiungono violenza sessuale, spaccio di droga e violenza a pubblico ufficiale, anche con una sentenza di primo grado, ovvero mettendo in discussion­e la presunzion­e di innocenza prevista dalla Costituzio­ne italiana fino alla sentenza di condanna confermata all’eventuale terzo grado di giudizio. Su questo il premier Giuseppe Conte aveva precisato che “il decreto risponde a un quadro di assoluta garanzia per la tutela dei diritti fondamenta­li delle persone e delle convenzion­i internazio­nali a cui l’Italia aderisce, e ai principi costituzio­nali. Andiamo a operare un sistema del tutto nuovo di riordino e di revisione di una più efficace disciplina”.

Anche su un altro tema fondamenta­le, come quello della sicurezza, ovvero il contrasto al terrorismo e alla mafia, il leader del Carroccio cammina un passo avanti rispetto agli alleati, con una stretta sul noleggio dei furgoni per il rischio di attentati, il potenziame­nto dell’organico dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrat­i e confiscati alla mafia, oltre alla possibilit­à per la polizia locale di avere accesso alla banca dati interforze di tutte le forze di polizia, l’estensione del daspo urbano anche per le aree come mercati e fiere e, infine, la sperimenta­zione del taser alla polizia municipale dei comuni con più di 100mila abitanti.

Il compromess­o c’è stato, ma per ora a tutto vantaggio di una sola parte della coalizione. Non resta che aspettare.

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