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MEMORIE DI ADRIANO

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A cura di Letizia Strambi

FuGrace Frick l’amore di Marguerite Yourcenar e fu lei a darle la spinta per scrivere il libro considerat­o l’abecedario della filosofia gay, il classico: “Memorie di Adriano”. Godere appieno della vita e della cultura era per la Yourcenar uno dei tratti che riteneva di avere in comune con l’imperatore Adriano. E fu il vissuto ad animare il suo capolavoro sull’im sull’imperatore che celebra il suo amore per la poesia, per la letteratur­a e per il giovane Antinoo. Ci si innamora subito di Adriano quan quando racconta della sua infanz fanzia e gioventù. “Ho cercato la li libertà più che la potenza, e que quest'ultima soltanto perché, in parte, secondava la libertà” tà”. Nato a Italica, un insediam mento romano nella penisola ib iberica, Adriano racconta in f forma epistolare le emozioni d della caccia, delle cavalcate al galoppo, delle nuotate, del piacere del cibo e del vino, l’ent l’entusiasmo per l’arte, la filosofia, le sue prove di forza nel digiuno. Parla di sua moglie Vibia Sabina, nipote dell’imperatore Traiano, quale esempio di superficia­lità femminile. Il suo vero amore sarà riservato ad Antinoo, schiavo della Bitinia. “Di tutti i giochi umani, quello d'amore è l'unico che minaccia costanteme­nte di sconvolger­e la nostra anima, ed è anche l'unico in cui il giocatore deve abbandonar­si all'estasi del corpo... Inchiodato al corpo amato come uno schiavo alla croce”. Il loro amore durò cinque anni. Poi, per invida, qualcuno uccise Antinoo. Lo strazio e il dolore di Adriano sono divenuti lo strazio di tutti gli amori del mondo. L’imperatore decise di far costruire in suo onore la città di Antinopoli seppellend­olo come un faraone. Ma con il tempo Antinoo divenne sinonimo di bellezza, amore: uno stile, un ellenismo. Divenne icona di amore gay per eccellenza. Un vero e proprio culto di cui permea il mondo ancora oggi. “Ho imposto al mondo la sua immagine: oggi esistono al mondo più ritratti di quel fanciullo che di qualsiasi uomo illustre, di qualsiasi regina. Sulle prime mi stava a cuore far registrare dalle statue la bellezza successiva di una forma nel suo mutare, nel seguito l’arte divenne una specie di magia capace di evocare il volto perduto. Le immagini colossali mi sembravano un mezzo per esprimere le vere proporzion­i che l’amore conferisce agli esseri, queste immagini le volevo enormi come un volto visto da vicino, alte e solenni come le visioni degli incubi, pesanti come il ricordo che mi perseguita”. E così come disse anche Pessoa, la morte di Antinoo “è” la morte di ogni amore. Statue, vasi, pitture, nasi e sopraccigl­ia che emergono dagli scavi, piscine e tombe dedicate rappresent­ano l’amore puro, giovane, incondizio­nato del più elevato imperatore del più grande impero mai esistito in occidente.

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Antinoo
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