GIOTTO, L’ITALIA
senza volontà, un’unità nazionale agognata da Dante e da Petrarca, che dovrà aspettare secoli per dirsi compiuta. La mostra ospiterà una decina di grandi opere, per di più polittici, che segneranno alcune tappe del percorso dell’artista: dalla collaborazione della scuola, all’influenza sui vari stili locali. Tra i prestiti più importanti: il polittico dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna, quello di Badia dagli Uffizi di Firenze, il Dio Padre in Trono dai Musei Civici di Padova. Sarà possibile ammirare anche il Polittico Baroncelli dalla fiorentina chiesa di Santa Croce, che qui ritrova l’originaria tavola cuspidata oggi al San Diego Museum of Art, un’opera firmata che gli studiosi collocano intorno al 1328, anno in cui Taddeo Gaddi, collaboratore di Giotto, affrescò l’omonima cappella Baroncelli che ospita il polittico. Ed è proprio al Gaddi che la critica ha pensato quando si è ipotizzato l’intervento di un’altra mano, che però non smentisce la firma e il ruolo di “regista” di Giotto nell’esecuzione di questo e di altri polittici. Nonostante la suddivisione in cinque scomparti, si è scelto, e per il tempo era una novità, di rappresentare un’unica grande scena che vede lo sguardo degli astanti convergere verso l’Incoronazione della Vergine al centro della scena. Giotto, l’Italia si avvarrà anche di una parte multimediale curata dal famoso collettivo italiano Studio Azzurro, che presenterà gli esiti delle ultime innovative indagini, condotte dall’Opificio delle Pietro Dure di Firenze, sul danneggiato e ridipinto affresco che Giotto realizzò nella Cappella Peruzzi di Santa Croce. Un Giotto ancora inedito… Palazzo Reale, Milano, Piazza Duomo 12 2 settembre 2015 - 10 gennaio 2016 a cura di Pietro Petraroia e Serena Romano promossa e organizzata da: Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Lombardia, Comune di Milano, Expo 2015, Palazzo Reale, Electa