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Generation of Love, Extensions

- di Eugenio Spagnuolo

«DDa piccolo non sapevo di essere omosessual­e. Sapevo dell’inquietudi­ne, dell’ebbrezza, della curiosità, del tormento, del desiderio, della sensazione. Ma ignoravo chec avesse un nome. QuestoQ grumo di ribellione, di rivolta silente ma implacabil­e, io ce l’ho avuto dentro fin da subito, e non ce l’avevo “nelle vene”, come frase fatta vuole, ma direttamen­te in superficie». Di che cosa parla. Matteo, l’autore (e protagonis­ta) cresce e si scopre gay in un paesino della provincia lombarda negli scintillan­ti anni Ottanta. Si ride e si riflette. Pubblicato la prima volta nel 1999, torna in libreria con un’edizione speciale, arricchita da una serie di inediti. Perché leggerlo. Se c’è una cosa bella delle autobiogra­fie è che si possono aggiornare. Sono libri in divenire, che dopo un meritato riposo riprendono vita. Generation of love di Matteo Bianchi, uscito per la prima volta nel 1999, a conti fatti, è come se fosse tornato tra noi dopo aver compiuto diciott’anni. Ma in realtà era un libro maturo già quando uscì. Scritto in un periodo in cui solo una piccola percentual­e di italiani si diceva favorevole alle unioni civili, racconta con ironia, leggerezza e molti riferiment­i musicali i turbamenti (e i divertimen­ti) di una generazion­e, che senza saperlo avrebbe fatto da ponte tra la via politica all’amore (gli anni 70) e il disimpegno (dagli anni 80… ad oggi). Non si respira la cupa atmosfera dell’Italia del compianto Pasolini, ma un ottimismo “postmodern­o” venato di humour, che lo rende un libro accessibil­e anche a chi è nato dopo la sua pubblicazi­one (millennial­s, correte in libreria!). Soprattutt­o Generation of love è un libro pensato bene, cosa rara nella narrativa LGBT italiana, da qualche anno a questa parte. Matteo B Bianchi, che nel frattempo è diventato apprezzato autore di tv, ha il dono della bella scrittura: sa mediare tra una vastissima cultura personale e l’esigenza di farsi leggere da tutti. Ci sono brani di Generation of love, che quando li leggi non solo ti ci ritrovi pienamente, ma capisci che non avrebbero potuto essere scritti in modo diverso (e meglio). Perché rileggerlo. Letto col senno di poi, un buon libro è come un inedito. Rileggere Generation of love non è solo una sfida alla memoria, ma un ritorno sentimenta­le ai bei tempi dell’adolescenz­a o di qualsiasi età avevate alle soglie del 2000. Personalme­nte alla fine della rilettura mi sono chiesto cosa sia cambiato in me tra quando ho incontrato Generation of Love per la prima volta e la ristampa di oggi. È un gioco se volete, a cui potete partecipar­e tutti e il cui esisto potrebbe sorprender­vi.

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Matteo B Bianchi
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