VITA DA CROSSDRESSER
You look great!
Un crossdresser a Palazzo Reale
Afine luglio 2016 attendevo con entusiasmo il mio primo viaggio in Thailandia, in programma a settembre di quell’anno. Ero media partner di una fiera di settore, e mi era stato riservato un trattamento Vip, comprensivo di reception a palazzo reale: prima volta in assoluto in tutta la vita! Ebbene, quel mattino di mezza estate ricevetti una mail proprio dallo staff del re. Mi si dava il benvenuto in anticipo, con note introduttive al rigido protocollo, in particolare sull’abbiglia- mento, tasto dolentissimo per i crossdresser come me. Sapevo che la Thailandia è uno dei Paesi più aperti a riguardo, ma quando c’è di mezzo la visita a un sovrano o alla sua corte non si può mai dire. Lessi la mail. C’era un lungo elenco di cose che non si potevano indossare perché giudicate irriguardose, ma soprattutto c’era una netta distinzione fra i due sessi. Si esplicitavano i divieti per gli uomini da un
lato e per le donne dall’altro, dando evidentemente per scontato che gli uomini si vestissero da uomini e le donne da donne. In circostanze come queste, i casi sono due: o si fa finta di niente o si mettono le cose in chiaro da subito. Scelsi la seconda strada, con un bri- ciolo di disagio perché erano ormai tanti anni che – per fortuna – non ero costretto a “chiedere il permesso” di indossare panni femminili, ma qui l’eccezione ci stava. Usai toni accorati, conscio del disturbo che arrecavo ai cerimonieri, eppure consapevole che – come dicono gli americani – nothing is more loving than the truth. E per dargliela tutta, questa truth, allegai anche una fotografia. Così quantomeno non rischiavo equivoci su quella che chiamavo “sobrietà”. Credo che la risposta resterà in eterno nel mio podio delle esperienze memorabili. Con una sensibilità che non immaginavo in inflessibili tutori delle buone maniere, mi si replicò anzitutto ringraziandomi dello scrupolo e poi aggiungendo you look great!
Difficile dire cosa provai. Mi passarono davanti agli occhi le orde di persone che, qui in Italia, mi hanno via via dato dell’indecente, osteggiato, discriminato, nascosto o censurato. E per converso pensai che quel complimento – il sogno di ogni crossdresser – proveniva dalla massima istituzione thailandese, abituata a interagire con presidenti e re, regine e first lady, primi ministri, dignitari, eredi ai troni di tutto il mondo. Conclusi insomma che la Thailandia (letteralmente “Paese del sorriso”) sorrida interiormente persino più che esteriormente. Cosa che ebbi modo di verificare due mesi dopo e ancora quest’anno, aggirandomi per Bangkok nella favolosa libertà di non essere guardato né dileggiato da nessuno. Posso ben dire di essermi sentito a casa, come credo fornisca simpatica ed eloquente riprova il selfie che riporto in questa pagina. La foto che mi ritrae in abiti tradizionali femminili fu scattata all’interno del palazzo reale, durante il ricevimento. Il vestito, noblesse oblige, proviene dal guardaroba personale della regina. Prego notare le scarpe chiuse e i collant che fui obbligato a indossare nonostante i 35 gradi all’ombra, ma il protocollo è protocollo e quel che è giusto è giusto.