PRIDE ZURIGO
Il mio primo pride
Esiamo arrivati a Zurigo! Anche se sembrerà strano questa è stata la mia prima esperienza ad un LGBTQ Pride. Qui dove proprio molti anni fa si tenne il primo Pride della Svizzera. È stata la mia prima volta nel Paese e per questo devo ringraziare Zurigo Turismo e tutte le persone che ne fanno parte. Loro infatti mi hanno permesso di alloggiare confortevolmente nell’albergo 25 Hours e gustare la loro ottima cucina. La città mostra grande modernità ed innovazione con i suoi alti palazzi ed i cantieri in corso. Questa modernità si diffonde con il pieno ri-
spetto della classicità della vecchia Zurigo. Lo stesso rispetto viene nutrito dai suoi cittadini, sia verso l’architettura che verso l’ambiente: lo si può notare dal cielo nitido e dal limpido color turchese dei laghi, e dal fatto che dei ragazzi vi si tuffassero da un ponte, decorato con bandiere arcobaleno per l’occasione. Zurigo è molto dinamica ed autosufficiente. Pur non essendo dotata di linee metropolitane è favorita da servizi di trasporto molto efficienti, puliti e puntuali. La città è molto viva con molti giovani che, trasferitisi anche dall’estero, rimangono a Zurigo per lavorare. Girando per le strade incontro una città molto organizzata che offre molto sia a chi la abita sia ai turisti. Oltre alla bellissima esperienza della parata, ci tengo a scrivere quanto sia stata piacevole e gradita l’accoglienza riservatami durante il mio incantevole soggiorno. Fin dalla prima giornata sono stato accolto da Kosta, un berlinese che conosce molto bene la città. Durante il giorno abbiamo visitato la città e visto gli scorci più belli e curiosi della stessa. Di notte mi ha fatto vivere delle bellissime serate in locali LGBTQ del centro tra questi l’Heaven e il Cranberry. Sono stato accompagnato inoltre da Asun, la nostra guida dell’Ente del Turismo, una carissima persona che abita a Zurigo da una vita e non la
lascerebbe per nessun motivo. Vicino al Quaibrücke, uno dei ponti di Zurigo, le mie guide Kosta e Asun mi fanno notareuna statua di Ganimede dedicata dalla città alla comunità LGBTQ, una figura mitologica greca. Omero lo descrive come il più bello di tutti i mortali del suo tempo. Viene rapito da Zeus in forma di Aquila per servire come coppiere sull’Olimpo, una posizione di grande distinzione. Asun mi ha raccontato inoltre di un’associazione della città nota come Der Kreis, il centro nel quale avvenivano gli incontri tra due innamorati. Si tratta di un giovane ballerino ed un insegnante universitario, che per paura di essere licenziato e perdere la sua cattedra, vive la storia di nascosto. Ernst Ostertag e Robi Rapp sono la prima coppia unita civilmente e vengono molto rispettati nella stessa Zurigo. Purtroppo per le leggi svizzere, non possono unirsi in matrimonio, ma possono registrare la loro unione civile, né adottare dei figli. A questa storia di amore è ispirato il film “Der Kreis” che racconta l’incredibile storia di un’associazione ed una rivista omosessuale segreta nate a Zurigo negli anni cinquanta. Nelle vicinanze si trova inoltre un muretto sul quale sono state esposte alcune targhe in memoria delle vittime di AIDS, tra queste Freddie Mercury e molte altre che sono state dedicate dagli stessi famigliari delle vittime. Si può tro-
vare anche André Ratti, giornalista che durante una delle sue trasmissioni disse: “sono omosessuale è sono affetto da AIDS” con l’intenzione di consapevolizzare il pubblico. Arriva finalmente il giorno della parata e vedo piacevolmente la presenza di molte coppie da anziani a giovani che ballano e cantano nel corteo in modo travolgente. A Zurigo ho potuto notare la naturalezza con la quale la comunità LGBTQ mostra la propria appartenenza alla comunità mondiale, con un atteggiamento positivo e senza ostentazioni. Durante la parata ho avuto spesso vicino la polizia di Zurigo. Pur trovandomi tra un gruppo formale e di rispetto, ho notato piacevolmente come alcune coppie di poliziotte e poliziotti andassero oltre il loro ruolo tenendosi la mano per dimostrare il reciproco amore. Questi però erano costretti a non indossare la divisa per l’occasione siccome gli viene impedito. In conclusione potrei dire che ho avuto la possibilità di vedere come il Pride non sia un’oc- casione per fare baldoria e vivere momenti di sfrenatezza, ma un semplice momento di manifestazione per dimostrare che la comunità LGBTQ fa parte del mondo, non è una cosa a parte. Mi ha sorpreso l’unione di diverse famiglie che si sono mosse da molti Paesi per dimostrare la normalità di ogni tipo di coppia e allontanare i soliti stereotipi verso l’omosessualità. La volontà di una coppia omosessuale è, e dovrebbe essere, la stessa di una coppia eterosessuale ovvero di poter donare amore ai propri figli. Non si tratta del diritto o privilegio di avere dei figli, ma del diritto dei bambini ad avere qualcuno che li ami, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, perché quando c’è amore non si fanno distinzioni.