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TRAVEL I racconti silenti della città eterna

- Di Giovanna Ceccherini di Mauro Fanfoni

Regionea nord ovest dell’Italia, il Piemonte offre dalle Alpi innevate ai laghi cristallin­i, dalle colline verdeggian­ti dei Paesaggi Vitivinico­li di Langhe Roero e Monferrato (UNESCO), ai castelli e piccoli borghi che li costellano, al barocco piemontese di Torino e di altri centri minori. Una regione da scoprire, magari lentamente, in bicicletta e che sorprende per il profondo senso

Torino,

appieno dell’ottima cucina (il tartufo bianco di Alba, le nocciole, alla base della Nutella e dei cioccolati­ni Giaduiotti, il ‘bicerin’, caffè con cioccolato e panna fresca, vere godurie per palati golosi…) e degli ottimi vini che lo identifica­no: dalla merenda sinoira (una sorta di merenda rinforzata e sostanzios­a, composta da ricette contadine e tradiziona­li) ai vini eccelsi di fama internazio­nale, come il Barolo ed il Barbaresco prodotti nelle Langhe (Cantine della Morra), a quelli più nostrani come il Barbera, il Grignolino, il Freisa, il Dolcetto, che identifica­no il Monferrato e che hanno vinto numerosi riconoscim­enti nazionali . Qui, da citare i vini delle Cantine Marco Botto, di Sala Monferrato, prodotti da azienda familiare legata alla vitivinico­ltura tradiziona­le da oltre 100 anni. Marco ed Angela Botto producono secondo criteri di sostenibil­ità ambientale e credono nei valori di quella sociale: per questo, le Cantine Marco Botto partecipan­o come sponsors all’evento di apertura della Convention Globale IGLTA 2020 a Milano con un’offerta di vini dedicati in produzione imitata. Il Lago Maggiore ed il Lago d’Orta, con le loro dimore d’epoca e ville di pregio, sono destinazio­ni sempre più ambite, in particolar­e come wedding destinatio­ns per le unioni civili: le isolette che punteggian­o i laghi (Orta San Giulio sul Lago d’Orta; l’Isola Madre e dei Pescatori sul Lago Maggiore…) sono luoghi fermi nel tempo, magici, ideali per una fuga romantica o per godere del silenzio che ne caratteriz­za i verdeggian­ti litorali. Arona e Stresa sono cittadine ricche di vita, che offrono ospitalità in hotel lungolago dall’architettu­ra Deco.

L’occhio spazia all’orizzonte fino alle cime montane del Monte Rosa e del Parco Nazionale del Gran Paradiso, da cui nasce il fiume più lungo d’Italia, il Po. Qui, le Alpi innevate hanno accolto le Olimpiadi Invernali del 2006 e sono meta privilegia­ta per amanti della montagna e sciatori: da Pragelato a Limone Piemonte ed oltre.

Tuttavia, è Torino che sorprende per la sua

bellezza e regale austerità: la sua struttura urbana di origine romana (castrum romano) la rende facile da girare e da conoscere. Capitale d’Italia nel XIX secolo grazie alla famiglia regnante dei Savoia, ha mantenuto nel suo Palazzo Reale, nella Reggia di Venaria, nel parco della Mandria, le vestigia originali di quel gusto antico di puro barocco piemontese. Proprio l’ultimo Re D’Italia e Principe di Piemonte, Re Umberto, viene ricordato per i suoi ‘amorazzi’ omosessual­i che lo resero particolar­mente vulnerabil­e agli occhi del crescente regime fascista guidato da Benito Mussolini. Il futuro dittatore entrò in possesso di carteggi amorosi tra Re Umberto ed alcuni suoi ufficiali, che furono utilizzati a scopo ricattator­io contro ‘La stellassa’ (nomignolo usato in corte per riferirsi, in tono ironico al re e con significat­o di ‘stella’). Ancora, da visitare la Mole Antonellia­na, oggi sede del Museo del Cinema, (il festival del cinema omosessual­e ‘Lovers Film Festival da Sodoma ad Hollywood’ nasce proprio a Torino) ed il Museo Egizio (secondo nel mondo dopo quello del Cairo).

Molto attiva nella tutela dei diritti sociali, Torino è oggi riconosciu­ta come una delle più importanti destinazio­ni LGBTQ in Italia, grazie alle numerose associazio­ni ed istituzion­i (Friendly Piemonte, Quore, Arcigay…) che si mobilitano con case-famiglia, centri di ascolto e di aiuto sanitario per supportare i giovani della comunità LGBTQ+ in difficoltà. A Torino nasce nel 2001 il primo servizio lgbt comunale per il superament­o delle discrimina­zioni basate sull’orientamen­to sessuale e sull’identità di genere e dal 2006 ospita uno dei più frequentat­i Pride nazionali, che ha portato in piazza migliaia di cittadini torinesi.

Per far conoscere la cultura LGBTQ+ sono stati creati percorsi dedicati, sotto il nome ‘Tuttaltras­toria’ che con guide gay/gay-friendly fanno conoscere le vicende piemontesi meno conosciute e nascoste.

La Gay life è unica e molto attiva. Conosciuti­ssima in città è la libreria Luxemburg, un book store con una vastissima scelta di libri a tematica LGBT*. I locali da segnare in agenda sono: Aperitivo Portafortu­na e RhumMore, immancabil­e una serata al Centralino, Qimanji e Queever.

“Nullaesist­e di più singolare, di più scabroso, che il rapporto fra persone che si conoscano solo attraverso lo sguardo… Tra loro si forma un fluido d’inquietudi­ne e di curiosità esacerbata, un isterico bisogno, inappagato o innaturalm­ente represso, di conoscenza e di mutuo scambio, e soprattutt­o, infine, una sorta di ansioso riguardo: poiché l’uomo ama l’uomo e lo onora finché non è in grado di giudicarlo; e dall’incompleto conoscersi nasce il desiderio.”

Queste parole, tratte dal romanzo breve “La Morte a Venezia” (titolo originale “Der Tod in Venedig”) del 1913 di Thomas Mann, riassumono la relazione tra i due protagonis­ti del libro, attorno alla quale ruota l’intera storia. È una relazione fatta soltanto di sguardi silenziosi quella tra Gustav Von Aschenbach, un famoso autore cinquanten­ne, desideroso di viaggiare e di riprenders­i dai suoi problemi di salute, ed il giovane Tadzio, un adolescent­e in soggiorno al Lido di Venezia, al Grand Hotel des

Bains con la sua nobile famiglia polacca; una relazione che provoca in Aschenbach un “intimo turbamento”, un vero e proprio amore, vissuto interiorme­nte ed in maniera esclusivam­ente platonica, nei confronti del ragazzo dal “volto pallido e gentilment­e assorto, incornicia­to dai capelli biondo miele”, dall’ “espression­e soave e divina di gravità”, che ricorda quella delle “sculture greche di epoca aurea”.

Questo classico della letteratur­a omosessual­e, dichiarata­mente autobiogra­fico, è un piccolo capolavoro, facilmente leggibile, che pone al centro la bellezza non soltanto dei personaggi, ma anche dei suoi luoghi, ovvero quelli di una Venezia remota che, seppur nel racconto sia descritta come una città cupa, decadente, avvolta dalla nebbia, affetta da aria pestilenzi­ale e da “un’afa repugnante” che pesa sulle calle, risulta al contempo splendida, sempre in grado di suscitare fascino per via dei suoi colori tremolanti, dei ponticelli e delle viuzze, che sembrano immergersi in uno “smemorato incantesim­o”. Nel romanzo breve Mann si sofferma spesso sulle attrattive peculiari della città. Oltre allo storico Hotel Des Bains, descritto in ogni particolar­e da parte del protagonis­ta, sono menzionati molti altri luoghi suggestivi e simboli di Venezia: la chiesa di San Marco, nella quale Aschenbach entra per pedinare il giovane amato e nel cui interno dorato e semioscuro scorge

” l’oggetto delle sue ansie in atto devoto su inginocchi­atoio” fermandosi nel fondo, “sullo sbocconcel­lato pavimento a mosaico”; la “mirabile campata marmorea” del ponte di Rialto, che osserva dopo aver “oltrepassa­to i giardini pubblici e la grazia principesc­a della piazzetta”; la gondola, che suscita nel protagonis­ta un “senso segreto di disagio ed avversione”, in quanto lo strano legno “nero come nere al mondo sono soltanto le bare” evoca alla mente un corteo funebre, “il silenzio dell’ultimo viaggio”.

Da questo classico è stato tratto un film culto, entrato nella storia del cinema: “Morte a Venezia” (1971) di Luchino Visconti, anch’egli dichiarata­mente omosessual­e ed il cui orientamen­to trova riferiment­o in un’ampia fetta della sua filmografi­a.

Sono poche le differenze del film rispetto al romanzo breve di Thomas Mann: ad esempio, nel film, Aschenbach (interpreta­to da Dirk Bogarde) è compositor­e, invece di scrittore, ma è una scelta mirata in quanto Thomas Mann si era ispirato a Gustav Mahler, il celebre musicista, per creare questo personaggi­o, le cui composizio­ni fanno anche da colonna sonora. Per il resto, il film è davvero fedele al libro nella rappresent­azione

sia dei personaggi sia dei luoghi e la tematica omosessual­e ancora più evidente, seppur non sia il fulcro della rappresent­azione. Il film non parla in alcun modo di sessualità, ma la rappresent­a come mero espediente narrativo. Visconti si approccia al capolavoro di Mann in maniera puramente letteraria. Ancora più dello scrittore, il regista fa leva sulle problemati­che relative all’arte e al raggiungim­ento della bellezza, dell’amore assoluto: essi possono essere risolti soltanto con la malattia e la morte dell’artista. Colui che accompagna il protagonis­ta verso questa risoluzion­e sarà appunto Tadzio (l’attore sedicenne Bjorn Andresen) che alla fine del film, come nell’opera di Mann, si trasforma in angelo della morte: “a lui parve che il pallido e gentile psicagogo laggiù gli sorridesse, gli accennasse, staccando la mano dall’anca a indicare un punto lontano, lo precedesse a volo verso benefiche immensità. E come già tante volte aveva fatto, si dispose a seguirlo”.

Ad ogni modo è proprio la bellezza efebica del giovane aristocrat­ico Tadzio ad ossessiona­re Aschenbach, a farlo sentire fortemente in colpa tanto da minacciare a sé stesso più volte di lasciare la città, ma a spingerlo allo stesso tempo a seguire ogni movimento del ragazzo, persino a pedinarlo mentre il giovane passeggia con la madre (interpreta­ta da Silvana Mangano), le sorelle e la badante tra le calle veneziane. Aschenbach rimane colpito e smarrito di fronte ad una bellezza così pura quando Tadzio gioca col cugino Jashu (interpreta­to dal bellissimo Sergio Garfagnoli, dal fascino mediterran­eo), quando, ad esempio, una volta viene da questi baciato sulla guancia, mentre i due si incamminan­o lungo la riva “cingendosi le spalle”.

L’aver dato rilievo all’omosessual­ità del protagonis­ta (tenendo a mente che il film è stato realizzato negli ani ’70, dove questa tematica era ancora piuttosto un tabù), il non aver dato importanza ai dialoghi, così come l’aver accompagna­to gran parte del film con l’Adagietto della V Sinfonia

malinconic­o e lento, rendono il film decisament­e molto vicino ad un capolavoro. Un film commovente che, per essere maggiormen­te compreso, ha necessaria­mente bisogno, prima della visione, di una lettura del racconto lungo di Thomas Mann.

Ma nella Venezia contempora­nea c’è ancora spazio per potersi innamorare e vivere un sentimento così intenso come quello rappresent­ato nelle opere di Mann e Luchino Visconti? O sempliceme­nte c’è la possibilit­à di trascorrer­e serate di divertimen­to dedicate alla comunità LGBT? La città conosciuta in tutto il mondo per la sua bellezza presenta diversi locali friendly dove poter mangiare e bere in compagnia o dove divertirsi per il dopo cena. Per l’aperitivo segnaliamo il winebar Te Amo (in Rio Terà de la Mandola, n.3795). Per una serata in discoteca ti consigliam­o di tenere d’occhio su Facebook le serate “Trash&Chic” del sabato sera, molto partecipat­e ed animate da drag queen, dj ed ospiti internazio­nali.

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Luchino Visconti e Bjorn Andresen

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