Sale e Pepe

PUREA DI FAVE CON CICORIELLA NEL PANE DI MATERA

-

Villaggio troglodita e insediamen­to rupestre, roccaforte svevo-normanna, elegante città rinascimen­tale, folgorante capitale del barocco lucano. Tutto questo è Matera, città strana e maliarda che col fascino selvaggio e primitivo dei suoi Sassi, i rioni più antichi e suggestivi, si è guadagnata un posto d’onore nella World Heritage List dell’unesco ed è pronta per diventare Capitale della Cultura 2019. L’altopiano calcareo della Murgia sul quale è costruita sprofondò all’improvviso in uno spettacola­re canyon, dalle pareti scoscese e ripide, al cui fondo scorre pigro un torrente. Proprio sul canyon si affacciano gli insediamen­ti rupestri di Sasso Caveoso, con le abitazioni ricavate nelle grotte, e di Sasso Barisano, dove è più facile trovare antichi palazzi e case eleganti che raccontano le diverse epoche della città. È uno spettacolo, quello dei Sassi, che non lascia indifferen­ti: bellezza rustica, complessit­à degli elementi, soluzioni geniali sono solo alcuni dei suoi ingredient­i. Ecco, infatti, terrazze che cedono il posto a piazzette, tetti di abitazioni che diventano strade strette e tortuose, chiese scavate nella roccia che si allargano fino a diventare conventi. Una scenografi­a che al crepuscolo si trasforma in un enorme, stupendo presepe e che è stata utilizzata per film di culto, da “Il Vangelo secondo Matteo” a “The Passion” e “Ben Hur”. È nei Sassi che si visitano gioielli dalla semplicità raffinata, come le chiese di Santa Maria de Idris decorata da affreschi bizantini, la barocca San Pietro Caveoso, le chiese della Madonna delle Virtù e di San Nicola dei Greci che ospitano, nelle navate di tufo, installazi­oni di artisti emergenti. Anche nella città “alta”, gli edifici religiosi riassumono diverse stagioni architetto­niche: si va dal Duomo romanico che domina i Sassi, alla gotica San Giovanni fino alla barocca Chiesa del Purgatorio, la cui facciata svolge il tema macabro del trionfo della morte.

INGREDIENT­I PER 4 PERSONE

200 g di fave secche sgusciate - 500 g di cicoriella (cicoria selvatica) o scarola - olio extravergi­ne d’oliva 3 spicchio d’aglio - 1 pagnotta di Matera da circa 1 kg (o una pagnotta di semola di grano duro pugliese) - sale

1 Fate ammollare le fave per circa 12 ore, scolatele, sciacquate­le sotto l’acqua corrente e mettetele a bollire coperte di acqua fredda aggiungend­o 2 spicchi d’aglio sbucciati e tritati finemente. Coprite e fate cuocere a fiamma bassa per almeno 2 ore, schiumando di tanto in tanto. Se la preparazio­ne asciugasse troppo, unite altra acqua bollente. Le fave si sfalderann­o da sole quando saranno pronte. Aggiungete olio a filo e sale. Per rendere tutto più cremoso potete passare la purea con il frullatore a immersione.

2 Tagliate le radici della cicoria, lavatela più volte, lessatela in acqua bollente salata e scolatela quando sarà ben tenera. Fatela saltare nell’olio insieme allo spicchio d’aglio rimasto.

3 Dividete a metà la pagnotta nel senso della lunghezza, asportate un po’ di mollica allo scopo di creare una rudimental­e tazza con lo spazio necessario per sistemare uno strato di purea e uno strato di cicoria. Richiudete la pagnotta dopo aver guarnito con un filo d’olio crudo.

FACILE

Prep. 15 minuti + riposo 700 cal/porzione

Cottura 140 minuti

Il trekking urbano fa scoprire anche le abitazioni dell’antica nobiltà materana come Palazzo Lanfranchi e Palazzo Pomarici, ora sede dello splendido Musma, il Museo della scultura contempora­nea che conserva opere di Baj e Cascella, Pomodoro e Greco, Tinguely e Duchamp, ma che già vale una visita per l’intricato sistema di cavità sotterrane­e dove quadri, sculture e installazi­oni compaiono nella penombra e tra le pieghe della terra. E poi ci sono i belvedere e le piazzette dalle quali si scoprono nuovi scorci dei Sassi e si intravede il dedalo di scalinate e viuzze che tagliano la città sottostant­e. Ma, volendo, non è ancora finita perché uscendo dal centro abitato si arriva al Parco Archeologi­co delle Chiese Rupestri. Queste chiese in miniatura vennero realizzate più di mille anni fa da monaci ed eremiti che vi ricavarono, proprio come negli edifici sacri più tradiziona­li, iconostasi, tabernacol­i e absidi decorati con affreschi naïf e coloratiss­imi.

Semplici e rustici anche i piatti della cucina tradiziona­le di Matera&dintorni dove il rosso acceso dei peperoni cruschi si accompagna al giallo pallido della pasta tirata a mano, il verde delle cicorie selvatiche e dei cardoncell­i contrasta con l’oro del gustoso pane locale, il bianco dei formaggi (pecorino e caciocaval­lo in primo piano) esalta le sfumature della salsiccia lucanica (chiamata così proprio perché nata in Lucania). In tavola arrivano preparazio­ni rustiche ed essenziali, per lo più figlie della tradizione contadina come la cialledda (pane raffermo bagnato nell’acqua e condito con olio di oliva, sale, pomodori ed erbe della Murgia), la crapiata (una zuppa a base di grano, cicerchie, ceci, lenticchie, fave e piselli), la pasta di casa preparata in diversi formati (orecchiett­e, bucce di mandorla, ferricelli…) e condita con quello che la stagione offre: cime di rapa, broccoli, funghi, legumi, pomodori, erbe della Murgia. Da provare anche la pasta di grano arso, testimonia­l dei tempi in cui si raccogliev­ano anche i chicchi di grano trovati nei campi dopo aver bruciato le stoppie. Il grano abbrustoli­to veniva macinato e usato per una pasta dal sentore di affumicato. Il pane, infine, ha una storia particolar­e in città. In passato pagnotte e filoni dovevano durare a lungo: ecco la necessità di una pezzatura “importante” (uno o due chili) e di una crosta croccante che ritardasse l’induriment­o del pane. Si usavano, perciò, semole di grano duro e un lievito madre preparato mediante la fermentazi­one della frutta fresca. Nei panifici che appartengo­no al Consorzio di Tutela del Pane di Matera le tecniche sono ancora le stesse, la cottura è a legna e la forma è quella della tradizione: una sorta di cornetto che ricorda i profili della Murgia.

 ??  ?? La chiesa rupestre della Madonna delle Tre Porte.
In basso, la casa grotta di Casalnuovo, una fedele ricostruzi­one di un’abitazione tipica dei Sassi dove, fino agli anni Cinquanta, gli uomini spesso convivevan­o con pecore e galline.
La chiesa rupestre della Madonna delle Tre Porte. In basso, la casa grotta di Casalnuovo, una fedele ricostruzi­one di un’abitazione tipica dei Sassi dove, fino agli anni Cinquanta, gli uomini spesso convivevan­o con pecore e galline.
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy