Sale e Pepe

Buona fungata a voi

CHE SIATE ESPERTI CERCATORI DI PORCINI O NO APPROFITTA­TE DI QUESTO MESE PER MANGIARNE TANTI, PROPRIO COME FANNO I LIVORNESI DA 400 ANNI

- Ritratto di Michele Tabozzi, foto delle ricette di Francesca Moscheni e Laura Spinelli, in cucina Antonella Pavanello

Non ho mai trovato un porcino. Anche se mi sono impegnata a cercarlo. È vero che da qualche decennio non vado a funghi ma i cercatori si dividono in due specie: quelli che li trovano e quelli che non li vedono neppure se li hanno davanti al naso. Io faccio parte di quest’ultima categoria. Da bambina non portavo a casa più di qualche colombina (Russula) e nelle giornate più fortunate alcuni galletti (Cantharell­us Cibarius) e manine (Clavaria Ramaria Flava), quest’ultime particolar­mente buone messe sott’olio. Da adulta neppure questi. Scostavo con attenzione le foglie, perlustrav­o i punti più adatti, guardavo intorno al muschio o vicino ai tronchi e, come un cane da tartufo, annusavo l’aria perché mi guidasse verso una fungaia. Ma sul finire del pomeriggio mia madre ed io avevamo un bottino davvero magro, mentre mio padre, sparito improvvisa­mente tra faggi e castagni, tornava ogni volta con il piglio del vincitore, di quello che ce l’ha fatta, con quell’espression­e che i cercatori di funghi “non vedenti”, non vorrebbero mai che apparisse sul viso di qualcuno. Oggi i funghi li compro, li conservo, li mangio e non li cerco, ma so che ogni anno in questa stagione schiere di appassiona­ti si muovono in silenzio nei boschi. Tra questi i livornesi, che nonostante l’origine marinara, possiedono da tempo memorabile un’anima fungaiola. Già alla fine del ’600, tra settembre e ottobre, la loro passeggiat­a fuori porta si chiamava fungata, un pretesto per fare baldoria tra un porcino e l’altro. Ne parla in una lettera del 1692 l’artista livornese Piero Martellini, raccontand­o allo scrittore fiorentino Giovan Battista Fagiuoli, come i livornesi uscissero fuori dalle mura con asini carichi di attrezzi e di cose per mangiare diretti verso la macchia del Suese e del Limone a cercar funghi, per poi finire con le gambe sotto un tavolino. Una sessantina di chilometri da Livorno, a Castagneto Carducci, tra settembre e ottobre era tempo di festa, un po’ per la vendemmia e poi per la svinatura, un po’ perché contadini e signori andavano a caccia e non si facevano mancare le “fungate”. Poi si festeggiav­a con un piatto corroboran­te, la “fagiolata”: accanto ai fagioli, come recita il nome, c’erano la salsiccia di cinghiale e soprattutt­o tanti, tantissimi porcini. Tutti quelli che io non ho mai trovato.

 ??  ?? Laura Maragliano
Laura Maragliano

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy