Un piatto “diabolico”
Altri grandi della cucina enfatizzano invece la caratteristica piccante della ricetta. Primo tra tutti Pellegrino Artusi: autore de «La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene», il grande gastronomo riporta nella sua opera il “pollo al diavolo” e annota: “...si chiama così perché si dovrebbe condire con pepe forte di Caienna e servire con una salsa molto forte, cosicché a chi lo mangia, nel sentirsi accendere la bocca, verrebbe la tentazione di mandare al diavolo il pollo e chi l’ha cucinato”. Nelle versioni attuali si usa invece il meno aggressivo peperoncino (c’è anche chi rinuncia all’uso delle spezie) e a proposito dell’origine del nome ci sono discordanti interpretazioni: alcuni pensano che il termine “alla diavola” derivi dal fatto che il pollo è cotto in padella su fiamma vivace, che ricorda il fuoco dell’inferno, per altri questa denominazione è da attribuire all’abbondante uso, in passato, dalla salsa diable, un condimento rosso anch’esso molto piccante. Ma la versione del viandante che con la bocca infuocata dall’eccesso di peperoncino manda al diavolo l’oste, suggerita dall’artusi, è considerata la più attendibile dagli storici della cucina. con un ricchissimo menu. Tra i piatti clou “il pollo alla diavola di Nonno Leopoldo biscottato”, cucinato secondo la ricetta del 1922, anno di nascita del locale.
ALBERGO DEL SOLE
Via Monsignor Trabattoni 22, Maleo (Lo), tel. 037758142. Nella suggestiva atmosfera di questo mitico ristorante il “galletto alla diavola” è uno dei simboli di una cucina recuperata dalla più schietta tradizione lombarda.