Frittata di spaghetti
FARCITA CON I SAPORITI SALUMI E FORMAGGI CALABRESI, È UN APPETITOSO PIATTO DELLA DOMENICA, ADATTO ANCHE AI PICNIC
Un piatto appetitoso per la domenica e i pranzi all’aperto
Per il New York Times, è la Calabria l’unica meta italiana tra le 52 destinazioni da visitare nel 2017; non per la varietà e la bellezza dei suoi 800 km di coste o per la natura incontaminata dei suoi tre parchi nazionali, ma per i prodotti gastronomici. La sorprendente classifica del quotidiano statunitense, che colloca la punta dello Stivale al 37mo posto, rimarca così l’eccellenza di materie prime come olio, salumi e formaggi tipici Dop: dalla soppressata, nelle varianti al peperoncino dolce o piccante, al caciocavallo silano, filante e morbido al taglio, ideale nelle farciture.
In Calabria così come in tutto il Meridione, la pasta di grano duro ha un ruolo fondamentale che ha portato, nel tempo, a una gran varietà di ricette di pasta lessata, condita con vari ingredienti e sottoposta a una seconda cottura. La frittata di spaghetti (o “cresciuta”), è un tradizionale piatto delle feste, come il martedì grasso e Pasquetta, ma anche di pranzi domenicali e gite fuori porta. Gustata calda è molto golosa, ma è buonissima anche fredda, cibo da asporto ideale per i picnic. Si chiama “frittata” per l’utilizzo - abbondante - delle uova che fanno da legante, ma l’aspetto è piuttosto quello di una torta rustica, croccante fuori e filante all’interno. Come avviene per tutti i piatti regionali, ogni famiglia ha una propria ricetta e gli ingredienti variano secondo gusto e fantasia: salsiccia semistagionata o soppressata, formaggio a pasta filata (a scelta tra provola, scamorza, anche affumicate, o caciocavallo), con o senza uova sode. Simile alla frittata, ma più ricca e cotta al forno, la pasta chijna (ripiena) utilizza ziti o maccheroni conditi con sugo di pomodoro e disposti a strati con i medesimi ingredienti e l’aggiunta di polpettine fritte.
Contaminazioni golose
La frittata di spaghetti è un piatto della memoria anche per gli abitanti della vicina Campania (frittata ‘e maccaruni), piatto di recupero e cibo di strada ante litteram. Il motivo è storico: “Nell’ottocento tutte le regioni meridionali erano parte del Regno delle Due Sicilie e facevano capo a un patrimonio gastronomico comune, pur con qualche variante locale”, spiega Francesco Pucci, presidente di Apci Calabria. E se la tradizione di pasticci e timballi pare sia nata in Sicilia, portata dagli Arabi che vi dominarono nel X secolo, è poi proseguita con l’avvento dei Borbone. Torte salate e rustici, infatti, incominciarono a diffondersi sulle tavole del Sud in una sorta di contaminazione tra le cucine di corte e contadina - che con gli sformati nobilitava i pochi ingredienti a disposizione - dando origine ai grandi classici regionali di oggi.