Guardateli, ma dal mare
Aristotele nacque in questi luoghi, e non sorprende che si sia dedicato alla filosofia vista l’abbondanza di risorse di cui era circondato. A Stagira infatti, oltre a erbe selvatiche, frutti e greggi di ovini, c’erano ricchi giacimenti d’argento che attiravano i desideri di conquista di ateniesi e macedoni. Ad avere la meglio furono questi ultimi e la storia racconta che Aristotele fu scelto proprio come precettore del rampollo reale, Alessandro Magno, futuro condottiero imbattibile quanto colto e liberale verso le popolazioni conquistate. I resti della città del filosofo si trovano in cima a un promontorio circondato da una collana di golfi e baie di sabbia bianca sorprendentemente selvagge. Vi si riconoscono l’agorà, alcune botteghe e il luogo in cui Aristotele riuniva i suoi allievi. Il sito dista solo pochi minuti d’auto dal paese di Olympiada: poche strade e un’unica piazza tutti a ridosso del lungomare. Nelle taverne locali, la cucina è fatta ancora oggi di ciò che piaceva al filosofo: ci sono le erbe selvatiche cucinate in mille modi, tanto latte e soprattutto le cozze, che qui non sono dei mitili qualunque, ma hanno misure e sapore eccezionali. Il motivo è semplice: nella stagione piovosa, i boschi riversano in mare sostanze che servono al nutrimento dei molluschi e le copiose acque dei torrenti addolciscono l’acqua marina. Il risultato è che misurano almeno 10 centimetri, hanno un frutto polposo che sembra di carne e si può mangiare crudo, come un’ostrica. Per gustarle però bisogna venire fin qui. Possibilmente durante il festival Kouzina che ogni anno, dal 15 maggio al 15 giugno, celebra la gastronomia locale con cene organizzate nelle taverne e negli hotel, sulle spiagge e lungo i pontili. Ogni settimana è dedicata a un tema: si comincia con i doni dei boschi, quindi le erbe spontanee, i funghi, il miele artigianale, i piccoli frutti; si prosegue con la cucina aristotelica, ispirata alle ricette più antiche. È poi la volta dei piatti di mare e, infine, della cucina nata nel segreto dei monasteri del Monte Athos.
Severi, isolati e turriti, i venti monasteri sono sparsi lungo la montuosa penisola che dà nome all’intera regione. Solo gli uomini possono varcare i confini di questa Repubblica autonoma, rimasta cristallizzata al Medioevo, con fuso orario e calendario diversi dal resto d’europa. Chi non è disposto ad adattarsi alla ruvida ospitalità monacale, alle camminate lungo le sassose mulattiere o, peggio ancora, è donna, deve fermarsi a Ouranopoli. Qui, tra negozi di abiti e oggetti sacri, svetta una singolare torre bizantina costruita ai tempi in cui il paese faceva da vedetta al Monte Athos. Nei primi del Novecento fu abitata da una coppia di scrittori, medici e filantropi che salvarono la popolazione dalla fame trascinando la poverissima comunità nell’era contemporanea. L’alternativa è circumnavigare la penisola a bordo di un catamarano: lussi da grande hotel, tuffi in acque di cristallo e lo skipper che pesca e cucina deliziosi manicaretti. Forse i monaci possono aspettare.