Ristoranti spaziali
AFFACCIATI SU MONTAGNE SPETTACOLARI E PAESAGGI IDILLIACI, PROPONGONO PIATTI GOURMET A BASE DELLE ECCELLENZE DEL TERRITORIO
In ambienti di design, cucina gourmet con vista su panorami mozzafiato
Tra le più belle montagne del mondo, le Dolomiti compongono in Alto Adige paesaggi emozionanti e di grande armonia. Lasciati i centri abitati, salendo appena in quota, si raggiungono chalet e rifugi, in splendido isolamento, che si possono definire spaziali in tutti i sensi: ambienti di gusto moderno e minimale, immersi in una natura maestosa che vede protagonisti imponenti monumenti di roccia, invitano a fermarsi e a indugiare tra delizie gastronomiche e scenari spettacolari che sono un vero toccasana per lo spirito. La prima meta è nel cuore delle Dolomiti altoatesine, la Val Gardena, tra le più accessibili per la vicinanza al capoluogo e all’autostrada. Passata Selva, il centro più alto della valle, la strada porta a una conca dominata dalle torri del Sella, inconfondibile per la forma piatta, e la roccia chiara del maestoso Sassolungo. Nel mezzo della conca, dove un tempo si trovava un semplice rifugio, da qualche anno sorge lo Chalet Gérard, completamente ricostruito con vetro e materiali locali come pietra dolomite e legno, con 12 camere e zona benessere (chalet-gerard.com). Da più di 40 anni, l’anima del ristorante è Helga Mussner, dagli occhi azzurri e vivaci che ne esprimono il carattere energico e pragmatico. I suoi dolci, dallo strudel di mele alla torta di grano saraceno, sono leggendari, ma anche il risotto ai cereali e il filetto al Lagrein sono suoi grandi classici, sempre in menu.
Superato il grandioso Passo Gardena, a 2.121 m, si arriva in un’altra valle dolomitica, l’alta Badia. Ladina di lingua e cultura, è famosa per essere un’enclave di chef talentuosi e stellati. Dal centro di Corvara, sorvegliati dalla mole imponente del Sassongher, una comoda ovovia porta ai 2.200 m del rifugio Piz Boè, un vero nido d’aquile. Dalla terrazza protesa sulla valle, infatti, si possono avvistare i rapaci insieme a marmotte, caprioli, camosci, cervi, con la vista che abbraccia il panorama fino a La Villa. Ricostruito ex novo e aperto tre anni fa dal patron Patrick Dapunt, il rifugio è di stile contemporaneo: negli ambienti luminosi e di design i materiali utilizzati sono ardesia, pietra e legno locale (boealpinelounge.it). Nel ristorante panoramico, 34 m di vetrate a tutta altezza si aprono sullo spettacolare anfiteatro dell’alpe di Fanes e della Marmolada. Nella cucina a vista, lo chef Roman Tavella, nativo nella valle, prepara piatti altoatesini con contaminazioni ladine: tartare di camoscio con purè di mele, risotto al carbone con formaggio erborinato, zuppa d’orzo con agnello affumicato, filetto di bue in crosta di fieno e gelato al pane di segale, specialità della casa. Le carni provengono dalla valle Aurina, lo speck da un maso, spezie e fiori edibili dall’orticello di fronte al rifugio, curato dalla dinamica Elisabeth, che parla le 3 lingue della regione. Il rifugio è anche punto di partenza di passeggiate, come quella che raggiunge, con una camminata di 15 minuti, l’incantevole specchio del laghetto Boé.
A 12 km da Merano e a 1.230 m di altitudine, Avelengo è una piccola località meta di escursioni che portano alla chiesetta romanica di Santa Caterina, adagiata sul prato verdissimo di una collinetta. Un luogo idilliaco dove, aggrappato alla roccia, il Miramonti rimane appartato e quasi nascosto dalla vegetazione. Ristrutturato di recente, è un Boutique hotel con un’oasi benessere attrezzata con sauna nel bosco e una strepitosa piscina all’aperto d’acqua salata e a 32°, affacciata sul panorama (hotel-miramonti. com). Sono tre i ristoranti a disposizione che fanno capo allo chef Massimo Geromel, che elabora prodotti del territorio - dal salmerino della vicina Val Passiria ai formaggi di malga, dalle erbe spontanee alle fragole e lamponi di Avelengo - ma anche eccellenze Slow Food, come il riso delle Abbadesse. Ne nasce una cucina leggera e di impronta montanara, anche quando le materie prime non sono quelle più tipiche del territorio: è il caso dell’insolito “speck di tonno rosso”, ovvero la ventresca lavorata e affumicata come il famoso salume. Il ristorante di punta del Miramonti è il Panoramico Fine Dining, che mantiene la promessa del nome: solo 30 posti a sedere per ammirare dall’alto, attraverso le pareti vetrate, lo spettacolare scenario delle montagne, con la conca di Merano distesa ai loro piedi, e l’imbocco di tre valli: la Val Passiria, la Val Gardena e la Val d’ultimo.