Sale e Pepe

Cestini da viaggio

TUTTO COMINCIÒ QUANDO MARSILIO CASALI APRÌ IL PRIMO LOCALE NELLA STAZIONE DI CESENA. POI SUO FIGLIO PENSÒ DI PROPORRE AI PASSEGGERI RICERCATI PANIERI DA ASPORTO. OGGI IL PRONIPOTE LI RICORDA IN UN LIBRO

- Laura Maragliano

Il ricordo dei primi panieri da asporto e ottime ispirazion­i estive alla frutta .........................

ritratto di Michele Tabozzi, foto delle ricette di Francesca Moscheni e Laura Spinelli, in cucina Antonella Pavanello

Si può mangiare bene in una stazione? Oggi potrei dire che è possibile, ma diversi anni fa non era così. Nelle mie orecchie risuonano ancora le voci dei venditori di bibite e panini che passavano l’agognato spuntino dal vetro del finestrino mentre il treno già si muoveva. L’altra scelta, per un pasto al volo, era il bar-buffet della stazione, spesso triste e con cibo di scarsa qualità. E pensare che molti anni prima qualcuno aveva inventato dei veri cestini da viaggio. Dopo il 1861, data in cui era stata ultimata la tratta ferroviari­a Bologna-ancona (4 ore e 20 minuti di viaggio), il signor Marsilio Casali aveva aperto nella stazione di Cesena un punto di ristoro per dare un pasto caldo ai dipendenti della Società delle Strade Ferrate dell’alta Italia. Il locale si era poi trasformat­o in un luogo mondano, dove i cesenati andavano a prendere un sorbetto, bere un punch, un vermouth o anche un calice di Champagne. La fama del buffet della stazione di Cesena crebbe soprattutt­o quando Aldo, figlio di Marsilio, nel 1913 ebbe una geniale intuizione: per sole due lire i viaggiator­i potevano comprare i cestini da viaggio. E che cestini! Contenevan­o i piatti che l’ex buffet offriva ai suoi clienti: lasagne, cappellett­i o tagliatell­e, capretto, pollo, vitello arrosto, contorni e un formaggino svizzero. Anche il packaging ante litteram era di tutto rispetto. Il cestino era fatto dalle donne di casa con le trecce di paglia provenient­i da Firenze e dentro c’era posto per un bicchiere di vetro, un tovagliolo di Frette e un contenitor­e in ceramica di Faenza per la pasta. In più un fiore e un ventaglio per le signore, una sigaretta per i signori e una cartolina del ristorante già affrancata, con la dicitura “sono arrivato a .... ”. Marketing puro senza saperlo. L’idea fu imitata persino in Gran Bretagna. Dopo la seconda guerra mondiale, il ristorante, che da 2013 non esiste più, si trasferì vicino alla stazione ampliando l’attività con un hotel, meta entrambi di clienti illustri. L’avventura della famiglia Casali si può scoprire nel libro “Cestini… cestini caldi!!!” (Il Ponte Vecchio): parla di intuizione, coraggio e intelligen­za. La racconta Franco Casali, nipote di Aldo, fisico nucleare, che da bambino aveva due compiti: portare un fiasco di vino ai macchinist­i e scoprire dal capostazio­ne se il treno era in orario. Perché alcuni piatti, come le tagliatell­e, erano cotti al momento: espressi. In onore della qualità.

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