Franciacorta
LE ABBAZIE E LE VIGNE DI PINOT E CHARDONNAY; IL PRIMATO DELLE BOLLICINE E L’ISOLA LACUSTRE PIÙ GRANDE D’EUROPA
Vigne, bollicine, abbazie e l’isola lacustre più grande d’europa
Anche se questa piccola regione della Lombardia, affacciata sulle sponde del lago d’iseo, si chiama proprio Franciacorta, ogni riferimento alla douce France è puramente casuale. Il suo nome deriva, forse, dal fatto che monasteri e abbazie della zona, nel Medioevo, non pagavano imposte e tributi ai feudatari locali: le loro comunità, insomma, erano francae curtes cioè zone franche. Perciò col tempo, e qualche cambio di lettera, diventarono Franciacorta. Aggirandosi tra le colline moreniche che digradano verso il lago è molto facile trovare le tracce che i fraticelli hanno lasciato nei secoli: abbazie, monasteri e pievi non si contano e alcuni sono veri e propri concentrati di storia dell’arte. Un esempio è il monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d’iseo che risale al 1.100 ma fu ingrandito e rimaneggiato a più riprese durante la permanenza dei cluniacensi in questa zona: ecco spiegata la presenza di elementi architettonici e decorazioni romaniche, gotiche, rinascimentali e barocche lungo le navate e nelle cappelle laterali della chiesa. Il suo nome, poi, ricorda che anticamente la zona era occupata dalle lame (in dialetto significa paludi) che oggi sono diventate il Parco naturale delle Torbiere, una distesa di acqua, canne e vegetazione palustre in cui hanno trovato il loro habitat naturale l’airone cinerino e la garzetta, il germano reale e la gallinella d’acqua.
Fino agli anni ‘50 qui si estraeva la torba dividendo il terreno paludoso in grandi vasche rettangolari delimitate da piccoli argini sui quali veniva ammucchiato il carbone ad essiccare. Poi le cave furono abbandonate, ma a testimonianza della loro antica destinazione, rimasero le bizzarre geometrie di vasche e sentieri che, oggi, rendono possibile la visita del parco per ammirare le fioriture delle ninfee, gli intrichi dei canneti e i colori inaspettati dei gigli di palude.
In battello sul lago d’iseo
Nelle acque del lago si staglia Montisola, la più estesa isola lacustre di tutta Europa, diventata famosa lo scorso anno per la passerella galleggiante installata dall’artista Christo che la collegava alla terraferma. Smontata l’installazione, oggi l’isola si raggiunge con i battelli che solcano il lago e si percorre esclusivamente a piedi, in bici o minibus di linea. Andare piano è d’altronde il modo migliore per visitarla, l’unico per rendersi conto della varietà dei suoi ambienti: dal bosco quasi alpino della vetta alla vegetazione mediterranea di oliveti e vigneti sul versante meridionale. Poi ci sono i paesini, vecchi borghi di pescatori con le sfilate di barche, le reti stese ad asciugare, i pesci messi ad essiccare. Tornati sulla terraferma, a Rodengo Saiano, si trova l’abbazia di San Nicola, famosa, oltre che per gli affreschi del Romanino (sparpagliati tra sacrestia e refettorio) e per una pala d’altare di Moretto da Brescia, anche per i suoi scenografici chiostri. I monaci delle varie comunità tuttavia non vivevano solo di meditazione e preghiera, ma si dedicavano soprattutto ad attività pratiche: è loro, per esempio, il merito di avere diffuso in tutta la zona la conoscenza e la coltivazione della vite.
segnalate le caves visitabili. Da notare che alcune aziende sono quasi dei musei dove non si può fare a meno di ammirare stucchi e affreschi, ninfei e scalinate d’onore, sculture e installazioni artistiche. Succede, per esempio, nell’azienda agricola Castello di Bornato, ricavata in un vecchio maniero del ’300 che nasconde, tra le sue mura merlate, una villa rinascimentale dai saloni affrescati. Storia, curiosità e tradizioni millenarie, invece, si ritrovano a Capriolo, nel Museo Agricolo e del Vino ospitato nell’azienda agricola Ricci Curbastro: vi sono raccolti centinaia di attrezzi che un tempo venivano usati nelle campagne della zona. L’arte è, infine, modernissima, a Ca’ del Bosco dove un imponente cancello di Arnaldo Pomodoro segnala l’ingresso di una delle prime aziende di Franciacorta a dedicarsi alla spumantizzazione. Amate e coccolate dalle bibbie del berebene, le bollicine sono in grado di accompagnare la cucina locale dove lago, colline e pianura donano pesce, funghi, mais e carni, prima fra tutte quella di manzo, protagonista indiscussa del piatto culto della zona: il manzo all’olio. Vigneron da sempre i franciacortini, producevano bianchi e rossi che giungevano sulle tavole dei patrizi veneziani e milanesi tanto che già alla fine del 1500 un medico bresciano descriveva, ammirato, le qualità dei vini mordaci (noi oggi diremmo spumanti) che si producevano nella zona. La produzione della Franciacorta è, infatti, soprattutto “con le bollicine”, proprio perché tra tutti i vini che nascono nei vigneti millenari della piccola regione i più famosi sono quelli briosi e mossi. E allora, dopo aver visitato abbazie e conventi, la scoperta della Franciacorta continua nelle cantine e nelle aziende vitivinicole che spesso hanno sedi prestigiose in castelli medievali, palazzi cinquecenteschi, ville patrizie. Orientarsi è facile: basta rivolgersi all’associazione Strada del Franciacorta che suggerisce una serie di itinerari in cui sono