Sale e Pepe

I consigli del sommelier Calici da cortile

BIANCHI O ROSSI? CON GALLO, GALLINA O GALLETTO DIPENDE DALLA COTTURA MA ANCHE DALLA FIBRA DEI VOLATILI. BARBIGLI E CRESTE CHIEDONO UNO CHAMPAGNE ROSÉ

- di Sandro Sangiorgi

GRIGLIA O TEGAME

biano spoletino, rossi per il gallo e la gallina, pensiamo rispettiva­mente al Teroldego e al Valpolicel­la superiore; se affidiamo le carni alla lunga cottura del tegame, abbiamo una sovrapposi­zione di sensazioni grasse e unte, oltre che un rafforzame­nto del gusto complessiv­o, perciò serviamo rossi tannici e dalla lunga persistenz­a, quali il Barbaresco, l’aglianico del Vulture e il Cirò. La gallina bollita pretende le attenzioni intense ma più graduali del Vino Nobile di Montepulci­ano. L’argomento è appassiona­nte e complesso: va fatto un po’ di ordine sulle differenze di fibra tra il gallo, il galletto e la gallina e sull’influenza delle cotture nella scelta del vino. Cominciamo proprio da queste ultime, così da dare un’indicazion­e generale che vale per tutti e tre. Quando usiamo la griglia, lo spiedo o la piastra gran parte del grasso se ne va, questo consente di usare vini non troppo duri, bianchi per il galletto, come il Treb-

AD OGNI ETÀ LA SUA CARNE

Vediamo ora da vicino le differenti fibre, così da ampliare anche la scelta dei vini. Il galletto è l’animale giovane, la sua polpa è delicata e non molto saporita che rispettiam­o usando bianchi asciutti e lievi, come il Custoza e il Bianchello del Metauro. La gallina ha una consistenz­a densa e un gusto progressiv­o, quasi sorprenden­te, sul quale il vino deve offrire tutta la sua pazienza: spazio dunque al Montepulci­ano dell’abruzzo interno oppure alla Tintilia molisana. La carne del gallo ricorda quella rossa bovina ma è dotata di una maggiore tensione, inoltre le ricette prevedono preparazio­ni accurate con procedimen­ti prolungati. Spesso, nella cottura vengono coinvolte parti del gallo che accrescono la grassezza, il collo, e la radicalità del gusto, le interiora: sposiamo l’autorevole rusticità del Brunello di Montalcino oppure la solidità minerale di un Cabernet Franc di Bolgheri. Da segnalare infine, la tattilità appena callosa delle creste e dei barbigli che, in caso siano serviti a parte, richiedono la soavità di uno Champagne rosé.

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