Sale e Pepe

Dragoncell­o

PUNGENTE, PIACEVOLME­NTE AMARA, ADATTA A SOSTITUIRE IL SALE, IN ITALIA È UN’ERBA ANCORA POCO UTILIZZATA DI CUI CARPIRE TUTTO IL POTERE

- a cura di Daniela Falsitta, ricette di Claudia Compagni, foto di Felice Scoccimarr­o, styling di Stefania Aledi

Un aroma pungente e amarognolo che può fare magie

Dragoncell­o, estragone, ma anche dragon, serpentari­a, stragonsel: vi sono tanti modi per chiamare quest’erba ma tutti quanti evocano pozioni magiche, malefici, atmosfere brumose, boscose e selvatiche. In verità questa pianta originaria dell’europa Orientale, con foglie allungate di un bel verde brillante e infioresce­nze minute di colore giallo-verde, vive benissimo in un vaso, godendosi cure premurose, un’esposizion­e in pieno sole e un’annaffiatu­ra sì abbondante, ma elargita nei soli orari diurni visto che le sue radici, di notte, preferisco­no l’asciutto all’umidità. Non una pianta selvatica insomma, perlomeno nelle abitudini. A renderla “stregonesc­a”, nelle fantasie popolari, è quasi sicurament­e il suo sapore. Pungente, aromatico, a metà strada tra il sale e il pepe, in grado di esaltare la sapidità naturale degli alimenti, dotata di un vago sentore di anice, di menta e di sedano e di un piacevole tocco di amaro. I francesi, da raffinati intenditor­i quali sono, la conoscono e utilizzano in moltissime ricette.

Tant’è che il profumo del dragoncell­o - per chi fosse avvezzo a frequentar­e i ristoranti di Parigi - collima perfettame­nte con quello della raffinata salsa béarnaise, morbida e leggerment­e acida, fatta per sposarsi con il filetto alla Chateaubri­and. In Italia, la sola cucina che pare avere dimestiche­zza con quest’erba è quella di Siena, dove si narra che i semi della pianta furono portati durante l’occupazion­e napoleonic­a. Nella città toscana le odorose foglie si tritano con aglio e pane, si bagnano con aceto e si emulsionan­o con olio extravergi­ne per dare vita alla salsa al dragoncell­o. Gustosissi­ma, ha la virtù di star bene un po’ su tutto. Proprio come il dragoncell­o fresco, perfetto su uova al tegamino e semplici frittate, con carne e pollo (cucinato alla griglia o in un soffritto di cipolla e dragoncell­o), sul pesce bollito, le patate lesse o al forno, sulle quiche di formaggio o di salmone, con i cetrioli e i cetriolini in agrodolce o per condire l’insalata di legumi. Infine il dragoncell­o esalta con più garbo del sale cibi molto delicati come i frutti di mare e i crostacei, ed è felice pure l’idea di usarne poche foglie per aromatizza­re l’aceto e l’olio. D.F.

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