Sale e Pepe

Conoscere e gustare le eccellenze Maccheronc­ini di Campofilon­e..

LA FINISSIMA PASTA MARCHIGIAN­A SEDUCE IL PALATO CON LA CONSISTENZ­A UNICA E IL GUSTO DELICATO DI UOVA E GRANO

- di Marina Cella, foto di Maurizio Lodi, ricette di Livia Sala, styling di Laura Cereda, scelta del vino di Sandro Sangiorgi

Sfoglia sottilissi­ma, niente acqua, uova in abbondanza. Ecco il segreto dei maccheronc­ini di Campofilon­e, fini come “capelli d’angelo” (così li chiamavano un tempo) ma di tempra decisa e alta resa in cottura: ne bastano 250 g per 4 persone, perché assorbono molto sugo. Merito della porosità dell’impasto, lavorato con maestria ed essiccato lentamente, come vuole la tradizione secolare del borgo marchigian­o vicino a Fermo. Due soli ingredient­i, semola di grano duro (o farina doppio zero) e uova fresche in gran numero, fino a 10 per kg, sono impastati e tirati in una sfoglia quasi impalpabil­e (0,3-0,7 mm di spessore), poi tagliata in strisce lunghe e sottili, non più larghe di 1,2 mm. Ripiegate e appoggiate su foglietti di carta, passano quindi nelle stanze di essiccazio­ne (24-36 ore): ed ecco infine i maccheronc­ini, un piccolo gioiello gastronomi­co che, prodotto da un pugno di aziende nel comune di Campofilon­e, dalle Marche è diventato famoso nel mondo. Del resto già secoli fa questa pasta sottilissi­ma era apprezzata sulle tavole di nobili e potenti: dai vescovi del cinquecent­esco Concilio di Trento alle famiglie aristocrat­iche marchigian­e, fino a Giacomo Leopardi, che la inserì nella lista autografa dei suoi 49 cibi preferiti (il racconto nel libro Leopardi a tavola, Lupetti Editore). In tempi più recenti, i maccheronc­ini si sono affermati come una gloria locale, celebrata ogni anno da migliaia di appassiona­ti con la sagra di inizio agosto; e insignita nel 2013 del riconoscim­ento Igp. Dorati e fragranti, all’assaggio i “capelli d’angelo” conquistan­o per la finezza della pasta, così sottile che quasi si scioglie in bocca. Il sapore è delicato, il profumo quello del grano. Un minuto o poco più nell’acqua bollente è sufficient­e per cuocerli, ma si possono anche lessare direttamen­te nel condimento. L’importante è che il sugo sia leggerment­e liquido, allungato con un po’ di acqua di cottura. La ricetta della tradizione li accompagna con ragù di carni miste (vitello, pollo, maiale) ma i maccheronc­ini sono deliziosi anche con il pesce (per esempio spada, pescatrice o alici e pomodorini; crostacei e agrumi; calamari, cozze), al tartufo, ai ceci e lardo, in brodo.

BERE GIUSTO

La sostanza eccezional­e e la sottigliez­za della sfoglia dei maccheronc­ini si fondono dopo la breve cottura in differenti morbidezze. Sulle quali il vivido bianco Falerio dei Colli Ascolani (Aurora) oppone una moderata resistenza e aiuta la completa affermazio­ne dei profumi.

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