Amsterdam
Tra casette e street food, tante nuove architetture e locali gourmet
Tra scuole in disuso che diventano centri culturali (come il De Appel) e strutture d’epoca convertite in raffinati ristoranti bio (come il De Kas), Amsterdam ribolle di novità in ogni campo: dall’architettura al design, delle arti al food. Insieme al quartiere verde di Museumplein, dove si fronteggiano il Van Gogh, il Rijksmuseum (con i capolavori di Rembrandt) e lo Stedelijk Museum, è da vedere oggi la spettacolare biblioteca pubblica OBA, nata negli ex magazzini portuali.
Dalla sua terrazza si domina il panorama della città moderna che si allarga oltre le avveniristiche forme del NEMO, il Museo della Scienza e della Tecnica progettato da Renzo Piano. L’oostelijk Havengebied, il porto ottocentesco, è un altro fiore all’occhiello della nuova Amsterdam. Ai vecchi magazzini, riconvertiti in negozi e ristoranti, fanno corona nuovi edifici come la Muziekgebouw aan ’t IJ, sala concerti e ristorante sul fiume. Ecco le due facce di Amsterdam: quella del passato, con le case strette, i canali concentrici, le piazze piene di gente, e l’altra, moderna e avveniristica, dietro la sagoma sospesa sull’acqua del Kraanspoor, il palazzo d’uffici, tutto vetro e cemento, e l’aereodinamica struttura a linee sghembe di The Eye, polo dedicato alla cultura cinematografica con un caffè ristorante squadernato sul fiume. Il fascino di questa nuova Amsterdam è tutto slow: la città va visitata a piedi, meglio ancora su due ruote. Tra i canali e i ponti ornati di fiori come ballatoi sull’acqua, il flusso di biciclette e pedoni sospinge verso Jordaan, un tempo sobborgo operaio, ora quadrilatero gremito da negozi di moda e design. Dalla secentesca torre campanaria adiacente alla casa di Anna Frank, si decifra la topografia del quartiere: case basse, appoggiate una all’altra, attraversate da rivoli di stradine e ponticelli gobbi. Jordaan però non è l’unico quartiere storico ripopolato da creativi, studenti e designer: De Negen Straatjes, un dedalo di edifici d’epoca nella cintura di canali, è diventato il quartiere del vintage.
Tra street food ed eredità coloniale
Le strade attorno al Noordermarkt, al Bloemenmarkt - il mercato dei fiori - e all’albert Cuyp Markt sono i regni dei cibi di strada. L’odore di frietje (patatine fritte accompagnate da una varietà di salse) aleggia insieme a quello di kibbeling (merluzzo fritto con maionese alle erbe) e kroketten (polpette di carne o pesce con senape), ma vi sono anche eleganti cioccolaterie, drogherie che esibiscono vasi di drop (liquirizia salata) e formaggerie in cui trionfa il Gouda, simbolo della tradizione casearia olandese.
Le panetterie sfornano a getto continuo stroopwafel, wafer farciti al caramello, da gustare caldi; torte di mele alla cannella; pannenkoeken e poffertjes, frittelle ricoperte di sciroppo dolce e zucchero a velo o, in versione salata, di bacon e Gouda. Meticcia per eccellenza, la cucina olandese accosta pietanze antiche a ricette esotiche: il rijsttafel indonesiano, a base di riso speziato, è entrato a far parte della gastronomia olandese, segnata dalla storia coloniale della nazione. Intasata dai ristoranti etnici, Amsterdam ha confinato sulle tavole di casa i piatti più tradizionali: dall’erwtensoep, denso puré di piselli secchi con prosciutto, al roggebrood, il pane di segale, dallo stamppot a base di salsiccia affumicata all’hutspot, contorno di carote e patate servito col klapstuk (brasato di manzo). I sapori caratteristici sopravvivono anche nei broodjes, i panini imbottiti che sembrano opere d’arte. Addentare un semplice sandwich con prosciutto arrosto e Gouda di latte crudo o uno con aringa marinata, cetriolini e cipolla fresca, magari a maggio, quando le aringhe sono più dolci e carnose, fa scoprire il gusto dell’autentica tradizione olandese.