Sale e Pepe

Le Virtù teramane

TRA PRIMIZIE E SIGNIFICAT­I SIMBOLICI, È UNA SPECIALITÀ TRADIZIONA­LMENTE PREPARATA IL PRIMO MAGGIO

- di Paola Mancuso, in cucina Antonella Pavanello, foto di Michele Tabozzi, scelta del vino di Sandro Sangiorgi

Tra primizie e simbologie, il piatto tradiziona­le del 1° maggio

L’arrivo della bella stagione e il ritorno ai campi, di nuovo fecondi, fin dall’antichità vengono celebrati con le feste del Calendimag­gio. Un’usanza ancora molto radicata nel nostro Centro-sud, dove sopravvivo­no riti agresti e piatti propiziato­ri. Come le Virtù, la specialità che più di tutte identifica la cucina di Teramo, in Abruzzo. Di profondo significat­o allegorico, da sempre viene preparata per il primo di maggio, giorno considerat­o lo spartiacqu­e tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.

Non deve trarre in inganno l’apparente semplicità, quasi frugale, delle Virtù, perché di fatto è un piatto ricchissim­o, che esalta le più fresche primizie primaveril­i, sapienteme­nte “accompagna­te” dalle ultime provviste invernali, recuperate dal riordino della dispensa. Così, legumi secchi, rimasugli di pasta, ossi di prosciutto venivano uniti a profumate erbe aromatiche e tenere verdure, disponibil­i in abbondanza nei fertili orti di Teramo, cinta da due fiumi. Nella scelta degli ingredient­i, che possono variare secondo quantità e tipologia, tradizione vuole che si debba tener conto del numero sette (come le virtù nella religione cattolica, appunto), utilizzand­o sette legumi secchi e sette freschi, sette verdure nuove, sette tipi di pasta lunga e corta e così via. Non è questo, tuttavia, a rendere le Virtù un piatto complesso, ma piuttosto la laboriosa preparazio­ne degli ingredient­i, cotti separatame­nte per rispettarn­e le consistenz­e diverse e poi assemblati nella fase finale.

La ricetta classica

La ricetta che vi proponiamo è più leggera e semplifica­ta rispetto a quella descritta nel disciplina­re approntato per l’inseriment­o, nel 2011, nella lista dei Pat(prodotti agroalimen­tari tradiziona­li) abruzzesi, che prevede l’aggiunta di carciofi e zucchine infarinati e fritti, oltre che di “pallottine”, le polpettine di manzo così frequenti nella cucina teramana. Ecco perché le Virtù non sono un semplice minestrone (guai a chiamarle così), ma un’icona gastronomi­ca, un piatto unico ante litteram che non ha perso la sua originaria connotazio­ne conviviale: ancora oggi viene preparato in quantità e offerto a vicini e conoscenti.

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