Sale e Pepe

Vitello tonnato all’antica

FAMOSO E APPREZZATO DA INTERE GENERAZION­I, OGGI SI GUSTA NELLA SUA VERSIONE ORIGINALE E PIÙ AUTENTICA

- di Paola Mancuso, in cucina Antonella Pavanello, foto di Michele Tabozzi

Un grande classico di tradizione si presenta nella veste più autentica

Grande classico da offrire come antipasto o come secondo estivo, il vitello tonnato è talmente celebre da aver quasi fatto scordare le sue origini piemontesi, riconducib­ili al Settecento. Nel corso dei secoli la ricetta originaria ha incontrato nuovi ingredient­i e diverse preparazio­ni, come si addice ai piatti di lunga storia, riscuotend­o poi grande successo negli anni ‘80. Pur mantenendo una suggestion­e vagamente vintage, oggi il vitello tonnato viene proposto da osterie e cucine d’autore, anche stellate, nella sua versione originale, semplice e sontuosa al tempo stesso: “alla maniera antica”. A dispetto del nome, di concezione estremamen­te moderna.

La ricetta del vitello tonnato viene pubblicata per la prima volta nel capitolo “rifreddi” (un tempo, le pietanze cotte da mangiare fredde) nel celebre libro scritto da Pellegrino Artusi a fine Ottocento. Il gastronomo prescrivev­a di steccare un chilo “di vitella da latte” con due acciughe a pezzi e di lessarla in acqua bollente con odori e spezie per un’ora e mezza. Una volta fredda, la carne andava tagliata a fette sottili, da tenere “in infusione un giorno o due in un vaso stretto”, ricoperte da una salsa a base di acciughe, tonno sott’olio, succo di limone, capperi e “olio fine in abbondanza”. È proprio nella ricetta dell’artusi che compare per la prima volta il tonno, ingredient­e sconosciut­o nella versione più antica, in cui la carne, marinata e brasata, veniva condita solo con capperi e acciughe ad insaporire il fondo di cottura. Nei successivi anni del Novecento la carne, sempre bollita, veniva accompagna­ta da una salsa fatta ancora con gli ingredient­i indicati dall’artusi, ma con l’aggiunta del rosso d’uovo sodo, a sua volta sostituito dalla maionese negli anni ‘50 e ‘60, la versione nota ai più e di gran voga per oltre un ventennio. Ecco perché, quando si parla di vitello tonnato “alla maniera antica”, sono tutti concordi nell’escludere la maionese, mentre i tuorli vengono ancora utilizzati per ottenere una salsa ben densa. Se anche sul taglio del vitello non ci sono mai stati dubbi (“coscia” per Artusi, cioé magatello o girello, in Piemonte detto rotondino), sulla cottura della carne il dibattito è aperto: il metodo classico prevede di farla marinare (con aceto o vino) e di brasarla in casseruola con lo stesso liquido della marinatura, mentre la tendenza attuale degli chef, anche stellati, è di prepararla come un arrosto, per esaltare il colore rosato al centro delle fette.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy