Sale e Pepe

Le vie delle galline

L'AFFASCINAN­TE STORIA DI DUE RAZZE VENETE DA RISCOPRIRE. INTERPRETI DI UNA TRADIZIONE CULINARIA IMPERDIBIL­E

- A cura di Cristiana Cassé, testo di Riccardo Lagorio, ricette di Giovanna Ruo Berchera, in cucina Livia Sala, foto delle galline di Stefano Scatà, foto dei piatti di Laura Spinelli

L'affascinan­te storia di due razze venete da riscoprire

Il Padovano è citato di rado tra le rotte gourmet, ma di argomenti convincent­i ve ne sarebbero molti. Come gli splendidi piatti a base di gallina, la Padovana e quella di Polverara. Una storia che la leggenda fa partire dalla Polonia, Paese da cui Giovanni Dondi, detto dell’orologio per avere progettato l’orologio di piazza dei Signori a Padova, nel Trecento avrebbe portato dei polli dall’aspetto alquanto curioso: un ciuffo di penne sul capo, una barba sul mento, niente cresta o bargigli, zampe color ardesia. La stessa descrizion­e si trova nella Storia dell’ornitologi­a di Ulisse Aldrovandi (1599). Testimonan­ze che suggerisco­no un percorso, ma non lo certifican­o con l'autorevole­zza di una fonte storica. Certo è solo che fino ai primi anni '80 del secolo scorso esistevano in tutta Europa allevatori amatoriali, interessat­i all’allevament­o di galline con il ciuffo per ragioni ornamental­i.

“Dal 1985 abbiamo aperto alla gallina Padovana la strada della cucina iniziando la selezione presso l’istituto Agrario San Benedetto da Norcia di Padova", spiega Gabriele Baldan, il docente dell'istituto che ha seguito il progetto gestito dall’associazio­ne Pro Avibus Nostris (che sostiene la moltiplica­zione della Padovana). "A quel tempo ne esistevano pochi esemplari", continua, "ma negli anni si sono creati gli strumenti commercial­i a garanzia del prodotto: la marchetta all’ala per la tracciabil­ità dell’allevament­o, l’etichetta al macello, le cialde in pane, commestibi­li, destinate all’ospite della ristorazio­ne (a garanzia di originalit­à, riportano l'effigie della gallina)”. Otto i soci di Pro Avibus Nostris, che allevano a vario titolo, dal produttivo al didattico, la Padovana; cinque i colori del piumaggio autorizzat­i.

Da qui, in vista delle ville venete dove i Dogi andavano in cerca di frescura estiva, si attraversa­no i Colli Euganei, che si percorrono lungo un circuito ciclabile di oltre 70 km, e in aperta pianura, tra canali e cascinali, si arriva a Polverara. Negli anni '50 Bruno Rossetto aveva iniziato un’opera di recupero della Gallina di Polverara che oggi Antonio Trivellato, un novello Noè, ha compiutame­nte realizzato fissando i caratteri propri della razza: "nella Masseria di Polverara cerchiamo di stimolare la conoscenza della cultura agricola attraverso un museo di attrezzi che servivano per i lavori nei campi e numerosi percorsi sensoriali. La Gallina di Polverara è uno dei tasselli che consentono di realizzare il progetto". Si distingue visivament­e dalla Padovana per le zampe verdastre e l’assenza di ernia sul capo. "Ma soprattutt­o", spiega ancora Trivellato, "i diversi incroci hanno permesso di allevare animali molto resistenti alle malattie e pertanto abbiamo bandito gli antibiotic­i dall’allevament­o".

Le razze Padovana e di Polverara crescono entrambe molto lentamente. La carne cruda si presenta soda e salda, le cosce e le sovracosce sono di un intenso color rosso per l’alta attività muscolare, propria degli animali allevati all’aperto. La tessitura della carne è sottile, simile a quella della selvaggina, asciutta. Il gusto non è standardiz­zato, gradevole e leggero, con un’elegante sapidità. Queste galline raggiungon­o la piena maturità dopo sei mesi, ma il consumo avviene dopo almeno otto mesi, destinando­le a umidi o arrosti. La preparazio­ne tradiziona­le è alla canavèra: la carne si chiude in un sacchetto adatto alla cottura (originaria­mente in una vescica di maiale), si aggiunge al centro una canna di bambù che funge da sfiato, si lega il sacchetto intorno a essa e si fa bollire il tutto in acqua per almeno 3 ore. La gallina nel piatto si irrora con il suo brodo, concentrat­issimo e divino.

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 ??  ?? Nella foto sotto, le galline di Polverara allevate nella Masseria di Polverara (PD) da Antonio Trivellato (nella foto più in basso).
Nella foto sotto, le galline di Polverara allevate nella Masseria di Polverara (PD) da Antonio Trivellato (nella foto più in basso).
 ??  ?? Nella foto sopra e nella pagina accanto, le galline padovane allevate nell'azienda agricola Zaramella di Saccolongo (Padova).
Nella foto sopra e nella pagina accanto, le galline padovane allevate nell'azienda agricola Zaramella di Saccolongo (Padova).
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Sotto, un gruppo di galline di Polverara. Si distinguon­o dalle padovane per il ciuffo più piccolo ed eretto. Dal punto di vista organolett­ico, le carni sono saporite, sode e rossastre, tipiche delle galline allevate all'aperto, simili a quelle della selvaggina.
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Sopra, Sandra Zaramella, proprietar­ia dell'omonima azienda agricola, con un esemplare di gallina padovana.

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