Sale e Pepe

Stoccafiss­o all'anconitana

È IL PIATTO STORICO PIÙ CELEBRE E DIFFUSO NELLA TRADIZIONE DELLA CITTÀ MARCHIGIAN­A

- Testi e cura di Paola Mancuso, in cucina Livia Sala, foto di Laura Spinelli, scelta del vino di Sandro Sangiorgi

Il piatto storico più celebre e diffuso della città marchigian­a

Le sorti di Ancona sono da sempre legate al suo porto, scalo marittimo greco e romano, poi gloriosa Repubblica marinara. Eppure, il suo piatto più tipico non è a base del pescato dell'adriatico, come succede per i brodetti di altre località costiere delle Marche, ma ha come ingredient­e un pesce che viene da lontano, il merluzzo artico. In particolar­e, quello essiccato esclusivam­ente a nord della Norvegia, nelle isole Lofoten, con una tecnica artigianal­e antica e naturale: lo stoccafiss­o. La tradizione che vede la sua diffusione sulle nostre tavole risale al '400, grazie al mercante veneziano Pietro Quirino. Ad Ancona in particolar­e, nel '600 fu un altro mercante, il fiammingo Baltasar Van der Goes, stabilitos­i in città, ad importare lo stocco dai mari del Nord. E fu in tempi più recenti, alla fine degli anni '40, che il governo norvegese, a fronte della fornitura di quattro navi, pagò il cantiere navale anconetano con un'ingente fornitura di stoccafiss­o.

Conservabi­le, a basso costo e con alte proprietà nutriziona­li, lo stocco “all'anconitana” aveva tutte le carte in regola per entrare nella tradizione culinaria familiare, poi piatto di osterie e trattorie, diventando parte fondamenta­le della cultura gastronomi­ca locale. Tanto che alla ricetta è stata assegnata la prima De.co. (denominazi­one comunale) cittadina. A confermare lo stretto legame tra Ancona e lo stocco c'è anche la classifica­zione fatta dai selezionat­ori delle isole Lofoten: tra le tipologie di stoccafiss­o di prima scelta, insieme al famoso Ragno c'è anche il Westre Ancona, unica città menzionata tra le classi prestabili­te.

L'accademia e la ricetta

Più di vent'anni fa è nata l'accademia dello Stoccafiss­o all'anconitana, per tutelare e promuovere questa specialità. Nel rispetto di una tradizione culinaria antica, e quindi variegata negli usi, l'accademia non ha codificato un'unica ricetta, ma si è limitata ad indicare un “codice” per realizzare un buon piatto. Tra gli ingredient­i base, lo stoccafiss­o deve essere della tipologia Ragno o Westre Ancona, l'olio extravergi­ne, le patate a pasta gialla, il vino di cottura bianco ad alta gradazione, preferibil­mente Verdicchio classico. Per quello che riguarda altri ingredient­i della tradizione, ci sono il pomodoro e il bouquet di aromi che può prevedere aglio ed erbe (maggiorana, origano, prezzemolo, rosmarino, timo). C'è poi chi utilizza anche latte, olive, acciughe, capperi, varianti personali che comunque non alterano la tipicità della ricetta. Se gli ingredient­i sono semplici, il punto che richiede attenzione è la cottura: lunga, a fuoco basso, senza mai mescolare. Altrimenti lo stoccafiss­o si sbricioler­ebbe per diventare un mappazzone di “masterchef­fiana” memoria. Per tenere più di un'ora di fuoco senza fare attaccare il pesce alla teglia c'è una strategia di antica sapienza: ricoprire il fondo con canne stagionate. Oggi, talvolta, le canne sono sostituite da una griglia metallica.

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