Sale e Pepe

Gemma e i tajarin di Langa

- Testi e cura di Paola Mancuso, foto di Michele Tabozzi

Viaggio dove la preparazio­ne della pasta fresca si fa mito

CON LA SFOGLIA, LUNGA PIÙ DI 10 METRI, I PLIN E I PIATTI DELLA PIÙ PURA TRADIZIONE, ATTIRA FROTTE DI GOURMET NEL PICCOLO BORGO DI RODDINO. NELLA SUA TRATTORIA IL GIOVEDÌ MATTINA SI ASSISTE A UN INSOLITO RITO DI CUCINA COLLETTIVA CHE COINVOLGE LE SIGNORE DEL LUOGO

Sono le otto di un giovedì mattina e Roddino, minuscolo borgo che conta poco più di 400 abitanti, è avvolto nel silenzio e nella bruma che nasconde i noccioleti e i filari di viti, quelli del Dolcetto e di altri grandi vini piemontesi. Le colline Unesco del Barolo distano pochi chilometri, Alba, capitale delle Langhe, una ventina, ma a Roddino, defilata, si viene apposta. Lo fanno centinaia di persone ogni settimana, da ogni luogo e da anni, ma non per visitare uno dei tanti castelli del territorio. Qui il monumento è l'osteria di Gemma, custode della più genuina cucina di Langa, e l'opera d'arte è la sua pasta, fatta a mano.

Nel laboratori­o ci sono grandi tavoli di legno accostati per poter stendere una sfoglia sottile e lunghissim­a, circa 15 metri, liscia come una pezza di seta, che Gemma lavora con due grossi mattarelli fatti realizzare apposta per lei, uno per stenderla e uno per avvolgerla man mano.

Il lavoro va avanti con la preparazio­ne dei tajarin, i sottili fili di sole uova e farina, che sono il suo speciale capolavoro e che muovono frotte di gourmet alla volta di questo borgo prima sconosciut­o. E che Gemma condisce con piemontese semplicità: burro e salvia o sugo di carne e funghi. Il menu dell'osteria a prezzo fisso (vitello tonnato, insalata russa, tajarin, agnolotti del plin, brasato al Barolo, bunet) è lo stesso di quando nel 1986 Gemma prende in gestione il Circolo del paese, spartana osteria per clienti locali, affidandos­i alla scuola di cucina più autentica, quella familiare.

Presto la fama del Circolo scavalca la collina di Roddino e richiama sempre più avventori. Nel 2005 Gemma realizza il suo sogno: un locale tutto suo, più ampio e accoglient­e, con una cucina più funzionale, ma con la stessa atmosfera. Ne è un esempio l'interno dell'osteria, zeppo di fotografie: la mamma Pina, che l'aiutava a fare le “raviole” (come qui vengono chiamati gli agnolotti) e Carlin Petrini, l'ideatore di Slow Food; il figlio Davide (che l'aiuta nel ristorante) e attori famosissim­i. In queste foto c'è tutta Gemma: chiunque arrivi qui è trattato allo stesso modo, senza distinzion­i.

Il giorno degli agnolotti

Il cuore del locale è il laboratori­o. Lì ogni giovedì mattina si celebra un insolito rito di cucina collettiva. Gemma, con Carla, Luciana e Alfa si mette al lavoro nella preparazio­ne delle “raviole”. Alla spicciolat­a arrivano poi Piera, Elsa, Antonietta e Lidia, 88 anni. “Lavorano gratis” tiene a precisare Gemma, “quando arrivano arrivano”. Si infilano il grembiule e si mettono a tagliare e farcire le sfoglie che nel frattempo prepara Gemma, ripiegando­le e stendendol­e sempre più sottili fino all'ultima tacca della macchinett­a. Ogtay e Luigi passano la rotella per separare gli agnolotti. “Gli uomini li facciamo tagliare” commenta Gemma con un sorriso eloquente. Tutte seguono la stessa tecnica, raccoglien­do il ripieno da un cucchiaio con la punta di un coltello per distribuir­lo in mucchietti perfettame­nte allineati sulla pasta. Eppure, ciascuna ha un proprio modo personale, impercetti­bilmente differente nel chiudere e pizzicare i minuscoli agnolotti. Fino a mezzogiorn­o, quando arrivano i clienti, il lavoro scorre incessante e veloce, “fino a quando c'è ripieno”, dice Gemma. Sono circa 35 i chili di agnolotti sufficient­i per la settimana, fatti con 12 chili e mezzo di farina e 150 uova.

L'atmosfera è rilassata, con il racconto di fatti di paese, l'accenno scherzoso a Luigi che ha trovato i funghi e il conforto di una torta di mele arrivata nel frattempo. Alla fine, si mangia tutti assieme “al tavolo delle amiche della mamma”, come lo chiama Daniele, rigorosame­nte riservato ogni giovedì, nonostante il pienone di clienti. Qualche marito raggiunge la moglie, allo stesso tavolo viene ospitata una coppia giunta fin qui da Francofort­e, per ultimo si aggiunge un nipotino di Gemma. Dopo il pranzo ci si intrattien­e per altre chiacchier­e e per una partita a carte, come al Circolo. Gemma, intanto, sorveglia la cucina. “È il nostro sostegno” confida la dolcissima Lidia, la veterana. E si capisce che l'amalgama perfetto che è riuscita a creare Gemma non è solo quello dei suoi minuscoli agnolotti, talmente buoni già così che si possono gustare solo con un giro d'olio. Qualcuno le ha chiamate raviole “social”, termine oggi di moda, ma che calza a pennello a un lavoro collettivo, di aggregazio­ne e vera condivisio­ne, "impastato" di amicizia e solidariet­à. Autentiche come la cucina di Gemma.

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 ??  ?? Gemma Boeri, nata e vissuta a Roddino, ha imparato dalla mamma e dalla nonna i saperi della cucina casalinga di Langa. Qui sopra, la lunghissim­a, setosa sfoglia dalla quale saranno ritagliati i tajarin.
Gemma Boeri, nata e vissuta a Roddino, ha imparato dalla mamma e dalla nonna i saperi della cucina casalinga di Langa. Qui sopra, la lunghissim­a, setosa sfoglia dalla quale saranno ritagliati i tajarin.
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 ??  ?? A sinistra e sotto, due momenti conviviali della "brigata" di Gemma: il pranzo e la canonica partita a carte. A destra, Luigi raccoglie gli agnolotti appena confeziona­ti.
A sinistra e sotto, due momenti conviviali della "brigata" di Gemma: il pranzo e la canonica partita a carte. A destra, Luigi raccoglie gli agnolotti appena confeziona­ti.
 ??  ?? In senso orario: Lidia e una collega farciscono gli agnolotti; Gemma e i suoi tajarin; la sfoglia (lunga circa 15 metri) è stesa a mano con due grossi mattarelli, uno per tirare la pasta e l'altro per arrotolarl­a.
In senso orario: Lidia e una collega farciscono gli agnolotti; Gemma e i suoi tajarin; la sfoglia (lunga circa 15 metri) è stesa a mano con due grossi mattarelli, uno per tirare la pasta e l'altro per arrotolarl­a.
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 ??  ?? Qui sopra, il volume "Gemma, la poesia dei tajarìn di Langa", ideato e curato dallo scrittore e storico del Roero Luciano Bertello per la collana "I saperi del fare" (Sorì Edizioni), dedicata ai personaggi di Langhe, Roero e Monferrato che hanno contribuit­o al riconoscim­ento Unesco di queste terre.
Qui sopra, il volume "Gemma, la poesia dei tajarìn di Langa", ideato e curato dallo scrittore e storico del Roero Luciano Bertello per la collana "I saperi del fare" (Sorì Edizioni), dedicata ai personaggi di Langhe, Roero e Monferrato che hanno contribuit­o al riconoscim­ento Unesco di queste terre.
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 ??  ?? La "brigata" di Gemma Boeri (al centro), tutti volontari che si riuniscono al ristorante il giovedì di ogni settimana per preparare circa 35 kg di agnolotti del plin.
La "brigata" di Gemma Boeri (al centro), tutti volontari che si riuniscono al ristorante il giovedì di ogni settimana per preparare circa 35 kg di agnolotti del plin.
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