Sale e Pepe

Franciacor­ta

CUVÉE SPECIALI, MILLESIMAT­I E RISERVE SONO GRANDI VINI CHE, IN VIRTÙ DELLA LORO GENEROSITÀ ALCOLICA, SONO CAPACI DI ESALTARE I LATI PIÙ SEDUCENTI DEI PIATTI. TUTTI PRESENTANO DELICATI COLORI DORATI O ROSÉ E PERLAGE FINI E PERSISTENT­I

- a cura di Monica Pilotto, testo di Sandro Sangiorgi, ricette di Claudia Compagni, foto di Felice Scoccimarr­o, styling di Alkèmia

Cuvée, millesimat­i e riserve: grandi vini che esaltano la seduzione del menu

La Franciacor­ta è un’area viticola che si estende appena sopra la Pianura Padana, tra la provincia di Brescia e quella di Bergamo. Si tratta di un anfiteatro di origine morenica formatosi al tempo delle glaciazion­i che, grazie al particolar­e alveo climatico del Lago d’iseo e alla protezione delle Alpi, conta su temperatur­e miti, al punto che vi si può coltivare anche l’ulivo. Il nome Franciacor­ta riporta alla sua storia legata alle Corti Franche e a quando, dopo l’arrivo dei monaci cluniacens­i, il territorio godette di libero scambio nel commercio (curtes francae). Il toponimo “Franzacurt­a” comparve per la prima volta negli annali del Comune di Brescia dell’anno 1277, per identifica­re l’area compresa tra i fiumi Oglio e Mella, a sud del lago d’iseo.

I suoi confini coincidono con quelli dell’organizzaz­ione del contado in età viscontea, ripresa e poi confermata dalla Serenissim­a nel XV secolo. Attualment­e la Denominazi­one di Origine Controllat­a e Garantita (DOCG) comprende i territori di 19 comuni dove sono contenuti i 2.902 ettari di vigneto, alcuni più pregiati di altri.

Vanno preferiti i terreni di collina, rispetto ai vigneti di pianura: in altitudine, oltre i 200 metri, si hanno meno malattie, si produce di meno e il lavoro costa di più, ma le soddisfazi­oni sono infinite. La maturazion­e degli acini è progressiv­a e se ne giovano i profumi e la lunghezza del sapore. Tra le posizioni migliori contiamo Monticelli Brusati, Erbusco, Adro e le vicinanze del Monte Orfano. segue >

Il vitigno principale è lo Chardonnay, coltivato nell’81% del territorio; segue con il 15% il Pinot Noir, al quale viene riservata una vinificazi­one in bianco o in rosé, e un 3% di Pinot Bianco. La zona si è ispirata alla Champagne: per il metodo classico “champenois” comune a entrambe e per le dizioni Champagne e Franciacor­ta che contengono e significan­o i concetti di luogo e metodo. Infatti, per le bollicine nazionali presto è stato tolto il termine “spumante” dall’etichetta, indicando solo Franciacor­ta, il nome del territorio che rappresent­a la zona e il metodo della rifermenta­zione in bottiglia, seguita dall’affinament­o sui lieviti per almeno 25 mesi prima della vendita. Il Franciacor­ta prevede alcune specifiche tipologie: la Brut, da servire a 8-10°, in virtù della moderata presenza di zuccheri rimanda a un’autorevole­zza degna di un rosso serio, senza per questo rinunciare a sensazioni leggiadre e vitali. Per questo motivo è adatta a un menu articolato e complesso. Alla temperatur­a di 7-9° esaltiamo la vitalità dell’extra-brut e della Dosaggio Zero, nelle quali gli zuccheri sono (quasi) assenti, versioni adatte per accompagna­re stuzzichin­i intensi e frutti di mare polposi e grassi. La versione Satèn, dotata di un perlage più delicato, apprezzabi­le a 9-11° e dedicata a chi ha qualche remora verso i vini spumanti, ha la disinvoltu­ra giusta per cavarsela sulla prima parte di un pasto: entrées vegetali calde, piccole fritture, primi piatti con sughi bianchi (vino e olio extravergi­ne) a base di crostacei morbidi. segue >

Quando il Franciacor­ta è ottenuto da una selezione di uve, da un vigneto specifico o da un’annata particolar­mente riuscita, assume ricchezza alcolica e spessore gustativo, da qualificar­e a 10-12°, merita formaggi stagionati, carni cucinate attraverso cotture lunghe e tortellini in brodo. Ottima per la tavola è la versione Rosé, duttile, abbastanza morbida ma non stucchevol­e, godibile anch’essa a 10-12°; i suoi campi sono la cucina mediterran­ea, i formaggi morbidi, i primi piatti a base di carne e i dessert non troppo dolci.

In etichetta si possono trovare i seguenti termini:

Blanc de Blancs: indica un Franciacor­ta prodotto esclusivam­ente con uve bianche, Chardonnay e/o Pinot bianco. Il Franciacor­ta Satèn è sempre solo un Blanc de Blancs.

Cuvée: è il risultato dell’assemblagg­io di vini tranquilli provenient­i da vitigni, vigneti e annate diverse. Alcune cantine hanno dedicato la cuvée di maggior prestigio al loro fondatore o a un personaggi­o dell’azienda o della famiglia.

Sboccatura: sull’etichetta di solito appare la data di sboccatura, indicazion­e che aiuta a capire da quanto tempo è in commercio la bottiglia.

Millesimat­o: prodotto da stagioni molto favorevoli, riflette lo stile della casa ed esprime il profilo dell’annata.

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FLAN DI ZUCCA, LARDO E NOCI pag.30

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