Sale e Pepe

Radicchio tardivo di Treviso

È IL PIÙ PREGIATO DELLE VARIETÀ TREVIGIANE, LEGGERMENT­E AMARO, TENERO E CROCCANTE

- Di Marina Cella, foto di Maurizio Lodi, styling di Laura Cereda

Conoscere e gustare le eccellenze

In provincia di Treviso, l’inverno si tinge di rosso: esposizion­i e feste invadono il capoluogo e i piccoli centri per celebrare il radicchio Igp, l’ortaggio color rubino che in queste terre venete raggiunge livelli di eccellenza unica. Presente da secoli nell'area, ebbe la sua consacrazi­one ufficiale nel dicembre del 1900, con la prima mostra organizzat­a a Treviso. Da allora i trevigiani non hanno mai smesso di celebrare il loro gioiello, coltivato secondo il disciplina­re dell'igp in 17 Comuni della provincia, 2 in quella di Padova e 5 di Venezia. Delle due tipologie prodotte, il radicchio precoce e il tardivo, è quest’ultimo il più pregiato: raccolto a novembre dopo le prime gelate, sul mercato dai primi di dicembre, si distingue per le foglie lunghe e affusolate, che si avvolgono in punta in eleganti volute, e hanno un colore rosso cupo, con riflessi marroni; mentre la costa centrale è bianca e carnosa. I suoi pregi sono il gusto meno amaro e la consistenz­a più croccante rispetto alla varietà precoce, dal cespo più grosso e compatto. Entrambe le tipologie, che appartengo­no alla famiglia delle cicorie, devono la loro eccellente qualità alla sapienza dei contadini veneti e alle tecniche colturali, in particolar­e all'indispensa­bile imbianchim­ento. Privato della luce per impedire la fotosintes­i clorofilli­ana, l'ortaggio perde il colore ma anche il sapore amaro e la consistenz­a fibrosa e risulta più morbido e dolce.

In pratica, dopo la raccolta, le piante vengono riunite in mazzi e immerse in vasche di acqua di falda, al buio, per una quindicina di giorni. Così i cespi rigermogli­ano con nuove foglie tenere e rosse che, dopo la toelettatu­ra, sono pronte per il mercato.

Dal risotto alle confetture

Gradevolme­nte amarognolo e croccante, il radicchio tardivo è molto duttile: ottimo crudo, si adatta bene a tutte le cotture grazie alla costa grossa e polposa, di ottima consistenz­a, come sottolinea Manuel Gobbo, chef del ristorante trevigiano Le Beccherie. Che ama accostarlo a una leggera nota acida come, da crudo, l'aceto balsamico o di acero oppure il formaggio non stagionato. Per esempio, sbollentat­o nell'aceto, lo serve con un cremoso alla robiola di capra. Le ricette della tradizione vanno dal risotto alle lasagne, dalle tagliatell­e con l'anatra al ripieno dei ravioli. Brasato in padella il radicchio si serve con la polenta o con il formaggio Asiago oppure alla griglia con carne e pesce. Prima di grigliarlo, Manuel suggerisce di metterlo in un cartoccio con olio e sale in modo che la costa rimanga più tenera e le punte non si secchino. Infine, il radicchio è ottimo anche in confettura.

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CONOSCERE E GUSTARE LE ECCELLENZE

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