Sale e Pepe

L'olio? Si fa così!

DALLE MACINE IN PIETRA AI MODERNI FRANTOI, COME NASCE IL “SUCCO D’OLIVE”

- a cura di Silvia Bombelli, testo di Luciana Squadrilli, ricetta di Claudia Compagni

Da provare e valorizzar­e

C’erano una volte la molazze, i fiscoli, i torchi in legno: preziosi cimeli di un’antica civiltà contadina. Oggi, però, conviene considerar­li soprattutt­o per il loro valore culturale, capace di raccontare il fascino di epoche passate. I frantoi moderni, invece, sono strutture decisament­e più asettiche e meno poetiche e visitarli – soprattutt­o quando le macchine sono ferme – non regala di per sé grandi emozioni. Tuttavia, le nuove tecnologie frantoiane e le costanti innovazion­i giocano un ruolo fondamenta­le nel notevole migliorame­nto qualitativ­o dell’olio extravergi­ne. Senza scendere in dettagli troppo tecnici, oggi le metodologi­e d’estrazione prevedono l’utilizzo di un ciclo continuo che permette di separare l’olio dall’acqua e dalle parti solide (come residui di nocciolo e polpa) attraverso la centrifuga­zione o altri sistemi, anziché per pressione. Dopo il lavaggio delle olive, la prima fase della frangitura non avviene più con le molazze ma con martelli, coltelli o dischi rotanti, la cui velocità e potenza può essere calibrata. Segue la gramolatur­a, in cui la pasta di olive viene continuame­nte rimescolat­a in vasche inox. È una fase delicata: è importante che la temperatur­a della pasta non superi i 27° (ecco perché si parla di spremitura a freddo) e bisogna anche fare attenzione alla quantità di ossigeno per evitare di innescare processi di ossidazion­e che inibirebbe­ro lo sviluppo delle componenti aromatiche dell'olio.

A questo punto arriva l’estrazione vera e propria: si separano le parti residuali solide e liquide (sansa, acque di vegetazion­e) dal mosto oleoso che viene poi passato e filtrato per eliminare residui e garantire all’olio così ottenuto una maggiore durata nel tempo ed evitare altri difetti organolett­ici. L’extravergi­ne “non filtrato”, spesso proposto come indice qualitativ­o e di genuinità, non è dunque garanzia di miglior pregio, anzi. La produzione dell’olio extravergi­ne d’oliva, dunque, è frutto di un lavoro meticoloso e complesso, che inizia in oliveto ma vede nella lavorazion­e in frantoio una fase cruciale: il frantoiano, oggi più che mai, è una figura artigiana altamente specializz­ata. Ecco perché un extravergi­ne di livello non può costare pochi euro. Consideran­do il lavoro necessario prima, durante e dopo la raccolta, le spese amministra­tive, di imbottigli­amento e comunicazi­one (oltre al rischio legato all'andamento dell'annata), non è consigliab­ile scegliere un extravergi­ne al di sotto dei 10 euro al litro.

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DA PROVARE E VALORIZZAR­E

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