Gavi, un vino un territorio
IN QUELLA ZONA DELL’ALESSANDRINO CHE GIÀ SI PROTENDE VERSO IL MARE, NASCE IL GRANDE NETTARE PIEMONTESE DOCG DI UVA CORTESE, FRESCO, EPPURE DALLA GRANDE COMPLESSITÀ AROMATICA
L'Italia è ricchissima di varietà autoctone di uve, declinate in migliaia di varianti grazie a un’estrema eterogeneità di suoli e climi, alla diversa esposizione al sole dei vigneti o alla vicinanza del mare. Nell’alessandrino per esempio e, più esattamente, nell’area intorno a Gavi, è il regno dell’uva Cortese. Da queste parti la presenza delle viti ha radici antichissime, tanto che il primo documento storico che riguarda l’affitto di una vigna risale al 972 d.c. Assai più recentemente, nel 1974, la zona ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata (DOC), mentre la DOCG (Denominazione d’origine Controllata e Garantita) compie 25 anni proprio in questi mesi. L’area di produzione si estende su 11 Comuni che hanno come baricentro Gavi e il suo Forte. Visitarli è anche un’ottima occasione per chi voglia conoscere un angolo di Piemonte un po’ fuori dai soliti percorsi, dove storia e natura sono protagonisti, dove è possibile percorrere a piedi i sentieri che attraversano i contrafforti dell’appennino e giungono alla vetta del monte Tobbio con uno sguardo sul golfo di Genova, oppure visitare gli scavi dell’antica città romana di Libarna e la pieve di San Martino a Pasturana. A dare lustro all’offerta turistica sono pure ben tre golf club tra i più esclusivi d’italia. Per quanto riguarda la viticoltura, la zona risulta tra le più vivaci d’italia, con indici di crescita esponenziale del numero di bottiglie, conseguenza del sensibile incremento della superficie vitata. L’impegno costante dei produttori si traduce in cifre di tutto rispetto: le bottiglie prodotte nel 2022 sono state 14 milioni, l’esportazione è pari all’85%, oltre cento sono le nazioni dove la presenza di questo nobilissimo bianco è consolidata. Al Consorzio Tutela del Gavi è affidato il compito
Qui sopra, il Forte di Gavi, baricentro dell’omonima zona vinicola comprendente 11 comuni, e il Montebore, un formaggio a latte vaccino e ovino dalla forma inconfondibile risalente al 1300. A destra, uno scorcio su uno dei due laghi della Lavagnina, che offrono un interessante percorso di trekking naturalistico, e una bottiglia di Gavi DOCG.
di promuovere e tutelare la produzione e far conoscere al consumatore la versatilità del Gavi DOCG, che si declina in quattro diverse tipologie: “tranquillo”, il più diffuso, poi “frizzante”, “spumante” e “riserva”. Oltre al ruolo istituzionale va dato atto al Consorzio di aver avviato, in collaborazione con centri specializzati di ricerca, alcuni progetti interessanti per l’intero patrimonio ambientale nazionale, come gli studi effettuati sulla flavescenza dorata (che è una delle più diffuse malattie della vite) e la tutela dell’ecosistema attraverso il monitoraggio della salute delle api. All’interno dell’omogeneità richiesta dal disciplinare, i suoli, le esposizioni e le altitudini giocano ruoli decisivi per distinguere gli stili e le proposte delle cantine. Il mercato è infatti in gran parte rappresentato da consumatori che preferiscono Gavi DOCG freschi e giovani, con profumi delicati e fondo piacevolmente acidulo, adatti per aperitivi e piatti di pesce come le sogliole in guazzetto e le sarde fritte. Ma può capitare di avere fortuna e poter richiedere vecchie annate, dal bicchiere civettuolo color dorato, volute di pesca gialla al naso, note minerali e una bocca ampia e compiuta che trova quali migliori compagni di viaggio il risotto allo zafferano e funghi, il vitello tonnato o un Montebore maturo, gloria casearia locale.