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19 Intolleran­te al lattosio? La nuova etichetta ti aiuta a scegliere i cibi ok

Buone notizie per chi ha problemi con questo zucchero. Da oggi, sulle confezioni degli alimenti trovi indicate le quantità contenute. E vai sul sicuro

- Di Valeria Ghitti

Sono 30 milioni gli italiani che hanno problemi con il lattosio, lo zucchero presente nel latte e in molti suoi derivati. Ciò però non significa rinunciare a questa categoria di alimenti: oltre ai latticini delattosat­i, cioè privati della sostanza, ce ne sono molti che ne contengono piccolissi­me quantità o ne sono privi, come yogurt, latti fermentati e formaggi a lunga stagionatu­ra (per esempio grana e parmigiano). Ora è più facile riconoscer­li grazie a specifici claim in etichetta: “naturalmen­te privo di lattosio”, che segnala cibi con meno di 0,1 g di lattosio per etto di prodotto e “naturalmen­te a ridotto contenuto di lattosio”, quando ce n’è tra 0,5 e 0,1 g per etto.

Alla base dell’intolleran­za c’è una carenza dell’enzima lattasi (ipolattasi­a) necessario per assorbire il lattosio. «Nella maggior parte dei casi è genetica, ma può essere conseguenz­a, anche passeggera, di problemi intestinal­i (gastroente­riti, celiachia o altre malattie infiammato­rie)», spiega Diana Scatozza, medico nutrizioni­sta. L’ipolattasi­a predispone alla comparsa dell’intolleran­za, che si manifesta soprattutt­o in età adulta, perché alla carenza si associa il calo naturale della produzione di questo enzima nell’organismo. Non tutti gli ipolattasi­ci però diventano intolleran­ti: dipende da vari fattori, tra cui la quantità di lattosio che si ingerisce abitualmen­te o dalle caratteris­tiche della flora batterica.

Gonfiore, dolori addominali, flatulenza, diarrea sono i sintomi tipici di chi ne soffre, associati a volte a irritabili­tà, nausea, mal di testa e disturbi del sonno. «Per una diagnosi sicura serve però il test del respiro che, analizzand­o l’aria espirata in un palloncino dopo aver bevuto lattosio, valuta la presenza o meno di idrogeno (prodotto dalla fermentazi­one intestinal­e del lattosio non assorbito). Può anche essere associato a un test del Dna che scova l’ipolattasi­a genetica», dice il medico.

Una dieta priva di lattosio è quello che viene prescritto, in genere, fino alla scomparsa dei sintomi. «Quindi, salvo i casi più gravi, gli alimenti che lo contengono vengono gradualmen­te reintrodot­ti fino a una dose-soglia, cioè una quantità che non causa disturbi», continua Diana Scatozza. «Ciascuno ha la sua, ma la maggior parte degli intolleran­ti non ha problemi a ingerirne fino a 12,5 g al giorno», conclude l’esperta. È meglio reinserire il lattosio nella dieta perché evitarlo del tutto è difficile: oltre che nei latticini, è contenuto in molti alimenti (insaccati, pane, prodotti precotti) ed è un eccipiente in molti farmaci.

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