53 Saperne di più Il linfedema va bloccato subito
Con la fisioterapia si evita che la malattia, diffusa tra le donne operate di tumore, causi gonfiori e infezioni
Quarantamila nuovi casi l’anno: eppure il linfedema, la malattia causata dall’accumulo di linfa nei tessuti di braccia e gambe, è ancora poco conosciuto. Per questo è stato appena inaugurato al Policlinico universitario Gemelli di Roma un centro specializzato nel trattamento di questa patologia, che colpisce soprattutto le donne operate al seno o per un tumore all’apparato ginecologico. Alla professoressa Marzia Salgarello, responsabile del centro e direttore dell’unità operativa complessa di chirurgia plastica e ricostruttiva, abbiamo chiesto come si riconosce e si cura.
«È un problema spesso trascurato, perché i sintomi si possono presentare fino a 4 anni dopo l’intervento: all’inizio si nota solo un gonfiore delle braccia o delle gambe, che però rientra facilmente sollevando l’arto. Per questo si tende a sottovalutare la situazione», spiega l’esperta.
A lungo andare, però, il gonfiore non scompare più da solo, il tessuto diventa duro e spesso, gli arti acquistano volume: sono i segnali che la malattia è diventata cronica. A quel punto sono guai: «Si è più esposti a infezioni ricorrenti. Basta un minimo trauma come un taglietto, la puntura di una zanzara o un eritema solare, a scatenare i batteri patogeni. E con il sistema linfatico già indebolito, le infezioni diventano difficili da contrastare», fa presente l’esperta.
L’arma più efficace è la diagnosi precoce: «Chi ha subito un intervento di chirurgia oncologica dovrebbe sottoporsi a una visita di controllo entro un anno dalla conclusione delle terapie, anche in assenza di sintomi», avverte Marzia Salgarello. «Attraverso esami ambulatoriali e indolori come la linfoscintig rafia e la linfografia a fluorescenza con verde di indocianina si individua subito il problema».
Per fermare la progressione della malattia ed evitare le complicazioni, basterà sottoporsi a cicli di fisioterapia decongestionante, indossare se necessario indumenti compressivi, limitare il più possibile gli sforzi e cercare di mantenere integra la pelle.