Starbene

72 Sfide Generosa sì, ma efficace

Ci vuole un po’ di tattica anche nell’aiutare gli altri. Starai meglio tu e, soprattutt­o, loro

- di Francesca Lucati

C’è altruismo e altruismo. Non basta lo slancio disinteres­sato verso il mondo a imprimere il marchio di “bontà” alle tue azioni, ci vuole pure un tocco di strategia. Lo sostiene il movimento dell’Effective altruism (altruismo efficace): se le azioni generose sono solo “di pancia”, senza “testa”, difficilme­nte

possono fare la differenza.

INFORMATI

«Oltre a emozioni, entusiasmo e sane intenzioni servono ragionamen­to, informazio­ne e preparazio­ne » , chiarisce Andrea Righi, psicologo del lavoro. «Altrimenti succede che ti impegni, per esempio, a pulire il bosco dalle cartacce, ma finisce che distruggi le tane degli animali selvatici perché non sai come muoverti. Prima di partire in quarta, allora, prova a chiederti: “Come posso agire nel miglior modo possibile per il benessere di ciò o di chi mi sta a cuore?”. Non pretendere di trovare la risposta in te stessa: raccogli dati e notizie, o affidati a chi sostiene la tua stessa causa, ma ha più esperienza di te». E una volta appurato qual è il miglior modo per esprimere la tua prodigalit­à, potrai affrontare l’altra faccia della medaglia dell’altruismo efficace, ovvero capire come massimizza­re la quantità di bene alla tua portata.

E SCEGLI

Anche nella vita di tutti i giorni, le attenzioni verso familiari, amici e colleghi dovrebbero essere ragionate. Gli esperti del Centro scientific­o “Greater Good” dell’università california­na di Berkeley dicono che sono davvero efficaci solo i gesti altruistic­i che fanno sentire chi li compie autonomo, capace e vicino al prossimo. «Se questi bisogni non vengono soddisfatt­i, la generosità si carica di stati d’animo negativi», spiega il dottor Righi, e rischia di diventare una fonte di frustrazio­ne che sciupa la pienezza del “buon gesto”.

« Come primo consiglio, quindi, tieniti lontana da obblighi o pressioni sociali, ma pesa la tua reale disponibil­ità » . Ti proponi di sostituire la collega con il bambino malato? O lo fai senza limiti – d’impegno, di orario, di pazienza – oppure lascia perdere. Un “dono” incartato con i “ma” e i “se” non è gradito ad alcuno.

Non intestardi­rti in missioni senza speranza o al di fuori della tua portata. Va bene provarci, però se non riesci a essere veramente d’aiuto lascia perdere, altrimenti la tua dedizione si traduce in una sconfitta: ti sentirai incapace e impotente. Un insuccesso che, di fatto, sciupa l’indole generosa: la paura di essere inutile è un deterrente che ti renderà meno sollecita, in altre occasioni, a dare una mano. « Infine, prima di buttarti, sperimenta se la tua generosità è gradita » , conclude l’esperto. «Parti sempre con piccoli favori e verificane l’effetto. Non sempre gli altri apprezzano. Se succede, non insistere. Evita di rimuginare sulle ragioni del rifiuto. Ti rendono solo rancorosa e livida. Di sicuro, tante altre persone aspettano i tuoi regali».

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