Conoscersi meglio Il tempo delle donne
La trappola dell’efficienza a tutti i costi ci aspetta a fauci spalancate. Eppure scegliere di vivere con i lenti ritmi delle emozioni si può: ecco come
Velocità o lentezza? Un dilemma contemporaneo che coinvolge in modo particolare le donne, perché sottolinea la distanza tra il mondo esterno, dai ritmi pressanti, e il bisogno femminile di dare spazio, con calma, a pensieri ed emozioni. Sappiamo di essere multitasking e spesso ci dimentichiamo di nutrire il nostro animo istintivamente lento. Per questo il rapporto con il tempo diventa complicato e contraddittorio. Che cosa significa essere emotivamente lente? «Significa che abbiamo bisogno di tempi lunghi, ma certamente non che siamo immobili», risponde la psicoterapeuta Monica Morganti. Perché il ritmo interiore di una donna punta all’ascolto e
alla conoscenza, più che all’azione o al raggiungimento di un risultato. Sappiamo scegliere la qualità e non la quantità, perché vediamo sotto la superficie delle cose. E non sentiamo la necessità di riempire il vuoto, lo esploriamo. «C’è una ragione biologica in tutto ciò: la percezione femminile del tempo è legata al corpo e ai messaggi che esso ci manda», prosegue Morganti. «Le donne sono allenate ad aspettare, abituate alla ciclicità delle mestruazioni e all’attesa della maternità. Le loro emozioni sono sempre connesse con il sentire corporeo, con le sue accelerazioni improvvise e i lunghi momenti di calma ». Eppure siamo noi le prime a perderci di vista. «La lentezza per le donne ormai è solo un ricordo, un desiderio, non fa più parte della loro realtà», afferma la sociologa Marina Piazza, autrice di libri sull’identità femminile. «Dagli anni ‘70 a oggi, è aumentata la fatica che facciamo per essere “multiversali”, per stare cioè su più piani. Si è evoluto anche il concetto di “tempo per sé” che non è più sinonimo di tempo libero, ma è diventato uno spazio per la cura e l’attenzione al sé, ai propri bisogni più profondi. Questo spazio va preteso». Vediamo come, nei diversi ambiti della nostra vita.
NELLE RELAZIONI
Oggi i contatti si moltiplicano e la velocità degli scambi toglie spessore ai legami. «Per rallentare dobbiamo imparare a sottrarre anziché aggiungere», osserva la psicologa Maria Malucelli. «Non succede niente se diciamo un no, se non ci prendiamo un altro impegno, se abbandoniamo un gruppo su WhatsApp. Anzi, dobbiamo dare priorità alle cose importanti e non a quelle più urgenti. Solo così sentiremo di rispettare la nostra vera natura, che ci rende capaci di avere una visione glo- bale delle situazioni, ci consente di vivere profondamente i sentimenti, di approfondire un legame attraverso il dialogo, ma anche di chiedere aiuto quando siamo in difficoltà».
NELLA PROFESSIONE
Al lavoro, per noi non è tanto il risultato quello che conta, il raggiungimento di un obiettivo, della fama, dei soldi. Queste sono ossessioni maschili. Ci premono di più le conquiste personali, gli scambi di opinioni, la lealtà nei rapporti, le occasioni di formazione che aprono la mente. «Purtroppo, nelle aziende prevale ancora una
dimensione tipicamente maschile» , dice Ester Aloisio, consulente HR del gruppo Len ed esperta di benessere aziendale. «Vige la regola del controllo e gli straordinari sono una consuetudine data per scontata». In questo contesto è normale sentirsi in dovere di correre. «L’importante, però, è non rinunciare a se stesse», consiglia l’esperta. «Se ci rendiamo conto che tornare a casa a un’ora decente ci fa sentire in colpa, significa che qualcuno sta succhiando le nostre energie. Non va bene. Proviamo a dare voce alle nostre esigenze e a riconoscere un valore anche ai momenti di difficoltà e alle situazioni di stallo. Solo così potremo portare risultati concreti anche sul piano professionale».
NEL QUOTIDIANO
In famiglia sono le donne a occuparsi della cura, degli affetti come degli oggetti. Basta pensare all’attenzione che mettiamo nel preparare un piatto. O alla dedizione con cui ci occupiamo dell’educazione di un figlio. Chiamate a fare un doppio lavoro, a casa e fuori, arriviamo a fine giornata stremate, senza tirare mai il fiato e spesso con l’amara sensazione di non aver fatto tutto come avremmo voluto, con i nostri tempi. «A volte la velocità sembra non avere alternative. Quello che possiamo fare è attivare delle strategie per non farci travolgere», spiega Monica Morganti. «Intanto partiamo dal presupposto che il tempo non è un continuum: può essere interrotto quando ne sentiamo la necessità. Stringere i denti non serve a niente. Facciamo delle pause, ascoltiamo i messaggi che ci invia il corpo. Tante donne mi dicono che a volte non riescono neppure a fare la pipì. Che senso ha? Il corpo è un indicatore del nostro benessere e le sue esigenze ci danno il giusto ritmo». E poi esigiamo il nostro spazio, un momento solo per noi per rivivere le emozioni, metabolizzarle. Può essere uno spazio creativo, in cui leggere, scrivere, dipingere. Oppure una mezz’ora di tempo in cui ci isoliamo, respiriamo profondamente e ci chiediamo come stiamo, che cosa abbiamo fatto di bello e come ci siamo sentite. «Perché rivolgere l’attenzione verso noi stesse è un modo per contattare le nostre emozioni e ritrovare il nostro ritmo e le risorse necessarie per far fronte alle richieste del mondo esterno», conclude l’esperta.