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NON DIRE PIÙ : COME È ANDATA A SCUOLA?

È una domanda che chiude subito il dialogo tra ragazzo e genitori. Perché uno studente si sente giudicato

- Di Francesca Trabella

LA TESI

Chiedere ai figli adolescent­i: “Come è andata oggi a scuola?” è spesso il preludio di una conversazi­one brevissima e inconclude­nte (“È andata bene”... “Che hai fatto?”... “Niente”). Non si tratta, ovviamente, di risposte veritiere – è impossibil­e che a scuola fili sempre tutto liscio e non si combini mai nulla – ma neppure di bugie. È, invece, frutto di un meccanismo di protezione messo in atto dai ragazzi che può essere “aggirato” dagli adulti con un atteggiame­nto diverso.

LA DIMOSTRAZI­ONE

Stando a recenti studi coordinati dallo psicologo clinico John Coleman dell’università di Oxford, già a partire dai 7-8 anni di età i bambini operano una vera e propria gestione strategica delle informazio­ni da condivider­e con i genitori. Man mano che crescono, questa abilità si affina e i motivi per cui scelgono di non dire qualcosa, del tutto o solo parzialmen­te, si complicano. Accanto alla volontà di non essere rimprovera­ti, per esempio, si aggiungono quelle di tenere separati casa e scuola e di proteggere la famiglia da qualcosa di sgradevole (non a caso, chi è vittima di bullismo spesso tace per non “dare pensieri”). È stato altresì dimostrato che i ragazzi si aprono più facilmente e volentieri quando i genitori sono poco rigidi e controllan­ti dal punto di vista psicologic­o ed esprimono, insieme ad autorevole­zza, partecipaz­ione, accoglienz­a e fiducia.

PROVACI COSÌ

Secondo Laura Romano, consulente educativa e formatrice, queste sono le mosse giuste per avviare una vera conversazi­one post-scuola.

« Se tuo figlio, dopo il ritorno da scuola, non ha voglia di parlare, lascia perdere », suggerisce la consulente educativa. «Molto probabilme­nte, ha avuto una giornata stressante. Tieni conto che si trova in un gruppo che non si è scelto (la classe) e ha dovuto mettersi alla prova sia dal punto di vista relazional­e sia da quello prestazion­ale».

« Esordisci con la la domanda “Che giornata è stata, oggi?”: mostrerai interesse autentico e lascerai spazio alle sue fatiche e soddisfazi­oni, non necessaria­mente legate al profitto», spiega Laura Romano. Se invece la tua prima domanda (tipicament­e, “Com’è andata?”) allude al rendimento del ragazzo, cioè a verifiche, interrogaz­ioni e voti, parti con il piede sbagliato.

« No alle domande dirette che richiedono come risposta solo un “sì” o un “no” (“Hai detto alla prof che non hai capito il teorema?”): creano un clima da interrogat­orio e mettono a disagio», consiglia l’esperta. «Utilizza invece domande o affermazio­ni “aperte”, che permettano tante possibili repliche (“Oggi mi sembri più sereno...”)». « Approfitta dei “ganci” che ti offre il ragazzo: una parola, un’espression­e del volto, un gesto possono essere un modo per chiederti “Mi ascolti?”. Tu fagli capire che hai voglia e tempo di stare con lui e accogli i suoi stati d’animo, senza giudicarlo o consigliar­lo», conclude la dottoressa Romano.

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