NON DIRE PIÙ : COME È ANDATA A SCUOLA?
È una domanda che chiude subito il dialogo tra ragazzo e genitori. Perché uno studente si sente giudicato
LA TESI
Chiedere ai figli adolescenti: “Come è andata oggi a scuola?” è spesso il preludio di una conversazione brevissima e inconcludente (“È andata bene”... “Che hai fatto?”... “Niente”). Non si tratta, ovviamente, di risposte veritiere – è impossibile che a scuola fili sempre tutto liscio e non si combini mai nulla – ma neppure di bugie. È, invece, frutto di un meccanismo di protezione messo in atto dai ragazzi che può essere “aggirato” dagli adulti con un atteggiamento diverso.
LA DIMOSTRAZIONE
Stando a recenti studi coordinati dallo psicologo clinico John Coleman dell’università di Oxford, già a partire dai 7-8 anni di età i bambini operano una vera e propria gestione strategica delle informazioni da condividere con i genitori. Man mano che crescono, questa abilità si affina e i motivi per cui scelgono di non dire qualcosa, del tutto o solo parzialmente, si complicano. Accanto alla volontà di non essere rimproverati, per esempio, si aggiungono quelle di tenere separati casa e scuola e di proteggere la famiglia da qualcosa di sgradevole (non a caso, chi è vittima di bullismo spesso tace per non “dare pensieri”). È stato altresì dimostrato che i ragazzi si aprono più facilmente e volentieri quando i genitori sono poco rigidi e controllanti dal punto di vista psicologico ed esprimono, insieme ad autorevolezza, partecipazione, accoglienza e fiducia.
PROVACI COSÌ
Secondo Laura Romano, consulente educativa e formatrice, queste sono le mosse giuste per avviare una vera conversazione post-scuola.
« Se tuo figlio, dopo il ritorno da scuola, non ha voglia di parlare, lascia perdere », suggerisce la consulente educativa. «Molto probabilmente, ha avuto una giornata stressante. Tieni conto che si trova in un gruppo che non si è scelto (la classe) e ha dovuto mettersi alla prova sia dal punto di vista relazionale sia da quello prestazionale».
« Esordisci con la la domanda “Che giornata è stata, oggi?”: mostrerai interesse autentico e lascerai spazio alle sue fatiche e soddisfazioni, non necessariamente legate al profitto», spiega Laura Romano. Se invece la tua prima domanda (tipicamente, “Com’è andata?”) allude al rendimento del ragazzo, cioè a verifiche, interrogazioni e voti, parti con il piede sbagliato.
« No alle domande dirette che richiedono come risposta solo un “sì” o un “no” (“Hai detto alla prof che non hai capito il teorema?”): creano un clima da interrogatorio e mettono a disagio», consiglia l’esperta. «Utilizza invece domande o affermazioni “aperte”, che permettano tante possibili repliche (“Oggi mi sembri più sereno...”)». « Approfitta dei “ganci” che ti offre il ragazzo: una parola, un’espressione del volto, un gesto possono essere un modo per chiederti “Mi ascolti?”. Tu fagli capire che hai voglia e tempo di stare con lui e accogli i suoi stati d’animo, senza giudicarlo o consigliarlo», conclude la dottoressa Romano.