Aprendo un’e-mail che sembrava provenire da un amico ho danneggiato degli importanti dati sanitari memorizzati nel pc.
Ora mi è arrivata una richiesta di riscatto per riavere i dati criptati dal virus. Posso pagare o commetto un reato?”
Franco, Roma
«In caso di “cyber crime” non c’è alcun divieto a pagare il riscatto, perché sei stato il bersaglio dell’attivazione di un virus telematico che ha criptato i dati presenti nella memoria del tuo pc: il sistema informatico è stato infettato e poi sei stato vittima di una condotta estorsiva», risponde Salvatore Frattallone, avvocato del Foro di Padova. «Questo ricatto, però, non pregiudica la tua vita o incolumità quale persona fisica, ma un tuo bene: i tuoi dati sanitari. Mentre nei confronti della vittima di un sequestro di persona a scopo d’estorsione, la legge n° 82/1991 (art. 1) stabilisce che l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro dei beni appartenenti al sequestrato e ai suoi familiari, nel tuo caso sei la persona offesa e puoi pagare liberamente. Difficilmente però potrai recuperare il tuo denaro: non è possibile sbloccare i file senza l’aiuto dell’hacker, che sa come rendere difficile la sua individuazione. In più in Italia solo alcune assicurazioni tutelano la sicurezza dei dati e il rischio della loro perdita».
con un intervento chirurgico che ha lo scopo di migliorare la vista e non certo di azzerarla», risponde Paola Tuillier, avvocato del Foro di Roma. «I problemi lamentati da tua madre, perciò, sono riconducibili proprio all’infezione contratta durante l’intervento chirurgico: l’endoftalmite colpisce le strutture e le cavità interne dell’occhio ed è causata da diversi agenti patogeni (l’Enterococcus Faecalis è quello più spesso in causa) che possono entrare in azione durante la rimozione del cristallino malato, se le condizioni igieniche della sala operatoria non sono perfette. In pratica si tratta di un’infezione ospedaliera che può portare alla cecità, di cui risponde la struttura sanitaria dove tua madre è stata operata. Raccogli perciò tutta la documentazione sanitaria (la cartella clinica dell’operazione di cataratta, il risultato del prelievo che certifica la presenza del batterio e l’ultimo esame della vista effettuato da tua madre) e rivolgiti a un avvocato e a un medico legale: potranno effettuare una valutazione delle responsabilità della struttura sanitaria e richiedere i danni.