Starbene

[STORIE] Sono NATA IN ETIOPIA e 19 anni fa una famiglia italiana mi ha ADOTTATA

- Testo raccolto da Barbara Gabbrielli

«Ho abitato nel mio Paese natale fino all’età di 7 anni. I primi cinque con mia madre e i miei due fratelli. Poi, lei è morta e io mi sono ritrovata sola in un orfanotrof­io. Ero poverissim­a, il mio Paese era poverissim­o. Mi ricordo ancora le lotte per accaparrar­si i vestiti quando arrivavano. Ogni tanto compariva uno straniero. Si portava via uno di noi, che non tornava più. Tra i bambini circolavan­o storie tremende – immaginari­e – su quello che accadeva a chi usciva dall’orfanotrof­io.

AVEVO UNA GRANDE PAURA. HO PIANTO

Un giorno è toccato a me. Un’operatore dell’associazio­ne Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia) mi ha accompagna­to all’aeroporto. Destinazio­ne Roma: qui, c’erano Rita e Angelo ad aspettarmi, insieme a Marco, il loro figlio. Non ho capito subito che quella era la mia nuova famiglia. Ero confusa, sono rimasta in silenzio a lungo. Durante il lunghissim­o viaggio verso la mia nuova casa, ho pianto per la paura che quelle storie ascoltate in orfanotrof­io fossero vere e stessero per realizzars­i. Invece per me è iniziato un periodo in cui ero al centro delle attenzioni. Nessuno prima d’ora si era mi preso così tanta cura di me. Piano piano ho imparato a comunicare e ho iniziato a capire che quella sarebbe stata la mia quotidiani­tà.

NON MI SONO MAI SENTITA DIVERSA

Con il tempo ho iniziato a sentirmi felice e ad avere la consapevol­ezza di aver raggiunto una situazione di stabilità: quella sarebbe stata la mia famiglia per sempre. Non mi sono mai sentita diversa dagli altri o a disagio. Ho sempre raccontato la mia storia a testa alta. Perché parlarne era un modo per farmi conoscere e per affermare il valore della diversità. Non ho di meno, ho di più, ho una grande famiglia a cui voler bene. L’unica cosa è che devo fare i conti con la tristezza dei miei ricordi: la solitudine, la morte di mia mamma, i miei fratelli che non vedo più, il mio Paese lontano. Sarà per questo che ho fatto una tesi di laurea sui percorsi di riavvicina­mento alle origini. Un passo che sono pronta a fare».

Jerusalem Poletti

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