Help, cena di Natale
Lo confesso. Non c’è occasione in cui presto maggiore attenzione agli abiti da indossare che alla cena di Natale. E non a causa di un particolare dress code imposto. Ma perché una scelta sbagliata potrebbe espormi al fuoco incrociato dei commenti: “Brava, hai messo su qualche chilo, stai benissimo”, oppure “Come sei sciupata, ma mangi lì a Milano?” E siccome il mio peso è lo stesso da almeno 15 anni, l’unica variabile a cui devo fare attenzione, per schivare questi colpi inferti all’autostima, è l’effetto ottico provocato dai vestiti.
A parte l’argomento corpo, ho perso le speranze di riuscire a influenzare i commenti dei commensali su altri temi. Prendiamo l’educazione dei figli. Se le mie bimbe si comporteranno in maniera impeccabile, sarà tutto merito della splendida tata che trascorre con loro 3 ore al giorno. Se invece saranno capricciose e moleste, sarà colpa mia, o meglio del fatto che, passando poco tempo con loro (le rimanenti 3 ore della giornata), tendo a viziarle. E via così con tutti gli argomenti caldi: dal lavoro ai rapporti sentimentali.
Ma come si fa a prendersi solo il meglio dalle cene di famiglia, senza trasformarle in un “tribunale ai nostri punti deboli”, come scrive Daniela Bavestrello a pag. 70? Semplice, suggerisce la nostra esperta. Basta allenarsi a puntare il faro sugli altri. A fare domande in maniera empatica e non inquisitoria. A esaltare i successi dei nostri parenti e accoglierne senza giudizio i fallimenti. È difficile, per noi che viviamo a mille di chilometri di distanza e torniamo a casa per le feste, però dovremmo smettere i panni esotici di chi “se n’è andato” e rinunciare al ruolo da protagonisti per dare sfogo alla nostra curiosità su chi è rimasto.
Insomma, invece di schivare le domande e accorciare le risposte, ascoltare.