Perché abbiamo CYBERPSICOLOGI dei
Con l’uso sempre più massiccio della Rete, è cambiato il nostro modo di ragionare e comportarci. Ed è finito sotto esame degli specialisti
Non è solo una sensazione, ma un dato di fatto: viviamo un mondo iperconnesso, in cui le interazioni sociali, l’informazione e lo svago avvengono sempre più spesso via web. Secondo il rapporto Digital in 2016, realizzato dall’agenzia internazionale di marketing e advertising We Are Social ( wearesocial.com), globalmente gli utenti di social network sono oltre 2,3 miliardi (+10% rispetto al 2015). In Italia il 63% della popolazione usa internet e passa in media oltre un quarto delle giornate nel cyberspazio, approfittandone per socializzare con Facebook (33%), WhatsApp (30%) e Messenger (23%). Ma qual è l’impatto sulla mente umana di una tecnologia tanto pervasiva? Quali cambiamenti causa a livello cognitivo, comportamentale, affettivo-emotivo? Le risposte sono appannaggio della cyberpsicologia, disciplina che ha mosso i primi passi nel mondo anglosassone a metà anni ‘90 e che si sta affermando anche in Italia.
per scoprire gli effetti sul cervello
Agli albori, il focus della cyberpsicologia era sui comportamenti, mentre oggi comprende anche le capacità cognitive, che si stanno indubbiamente modificando. «Un esempio eclatante? L’epidemia di casi di disturbi specifici dell’apprendimento, in particolare di dislessia» , interviene Michela De Luca, psicologa psicoterapeuta, docente di Cyberpsicologia presso l’Università Lumsa di Roma. «Da una ricerca dell’università UCLA della California-Los Angeles in collaborazione con l’ospedale pediatrico di Seattle, è emerso che, nel cervello dei ragazzi esposti precocemente e molto a lungo a televisione, computer, videogame, smartphone e tablet, si sta sviluppando maggiormente l’area cerebrale dedicata alla codifica temporale del movimento, a discapito di quella impegnata nella decodifica della forma delle lettere (cioè di una modalità