Starbene

«DOPO LA SEPARAZION­E I MIEI FIGLI NON VOGLIONO STARE NÉ CON ME NÉ CON IL PADRE»

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«HO ASSISTITO AGLI ALTI E BASSI DEI MIEI RAGAZZI CONVINTA CHE FOSSE SOLO UN MOMENTO. NON HO COMPRESO IL LORO REALE STATO D’ANIMO».

Non avrei mai voluto ritrovarmi in questa situazione. Nessuna madre lo vorrebbe. Da quando io e mio marito ci siamo separati, ho visto cambiare i miei figli, due gemelli di 11 anni, un maschio e una femmina, in modo davvero radicale. Hanno sofferto l’allontanam­ento del padre. Ma era una situazione a cui non potevamo dare un risvolto diverso. Non c’era soluzione. Un tradimento si può perdonare. La sua reiterazio­ne assolutame­nte no. Ero convinta, e lo sono tutt’ora, che stare lontani sarebbe stata l’unica soluzione giusta, per me e per i miei figli. Tanto avrebbero sofferto lo stesso, anche se avessimo continuato a portare avanti un matrimonio di facciata, fatto solo di meschina convenienz­a.

NON HO VISTO IL LORO DOLORE

Ma, forse, ho sbagliato a prendere una decisione così drastica e repentina. Subito dopo la separazion­e, le insegnanti mi avevano avvisata che i bambini non interagiva­no con i compagni. Che forse avrei dovuto farmi aiutare da qualcuno, dalle assistenti sociali, magari. Ma ero cieca. Non volevo vedere. Credevo che questa fase di chiusura fosse una cosa normale. Me lo ripetevano anche gli altri, compreso un mio amico psicologo: «Passerà», mi diceva «ci vuole solo tempo» . Purtroppo, non è stato così. Con i miei figli è andata sempre peggio. Ho provato a parlare con loro, a spingerli a confidarsi, ma ho trovato solo un muro. Si rifugiavan­o nei loro giochi. Sono diventati entrambi irruenti, indisponen­ti, sgarbati.

A un certo punto, non hanno voluto più “presenziar­e” agli incontri con il padre, trovando scuse di ogni genere. All’inizio ho gongolato per questa loro scelta, devo essere sincera, ma poi ho iniziato a dubitarne. Perché rifiutare il padre?

HANNO PUNTATO IL DITO CONTRO NOI

Dopo un anno di alti e bassi, una mattina sento suonare alla porta. Erano due assistenti sociali del Comune. Non potevo crederci. Erano lì per parlare

All’inizio la chiusura in se stessi. Poi la sgarbatezz­a, l’irruenza, la rabbia. Infine il rifiuto totale dei genitori. È quello che è successo a Giovanna, madre di due gemelli, Giulia e Gabriele. Che oggi vivono dai nonni

testo raccolto da Nicola Pistoia

di Giulia e Gabriele. I miei figli avevano preferito raccontare il proprio malessere interiore alle insegnanti e ai compagni, che poi hanno riferito ai loro genitori, piuttosto che a me. I bambini, quel giorno, non volevano tornare a casa.

Sono andata a scuola, erano in lacrime. Non mi hanno rivolto la parola. Erano scostanti. Ero con le spalle al muro. Non potevo cedere altrimenti me li avrebbero portati via. Ho chiamato i miei genitori, con cui hanno un bellissimo rapporto. Da circa due mesi vivono con loro. Non vogliono vedere né me né il mio ex marito. Per loro siamo colpevoli di averli traditi. Non sono loro il problema – ci dicono – ma noi. E con due genitori così, loro, non vogliono crescere.

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