Come staccare la spina dall’ hi-tech
Delegare qualsiasi azione a smartphone & co. appiattisce l’attività mentale. Liberati così da questa dipendenza
Il cervello è fondamentalmente pigro. «Ecco perché, sempre più spesso, si demanda alle nuove tecnologie compiti e azioni quotidiane», è l’opinione dello psichiatra e neuroscienziato tedesco Manfred Spitzer, autore del saggio Solitudine digitale (Corbaccio, 19,90 €). Ma si calcolano gli effetti collaterali di questa continua e ripetuta delega a smartphone, computer e navigatore satellitare?
I PERICOLI MAGGIORI
«L’abuso delle nuove tecnologie riduce la capacità di ricordare, di essere attenti e concentrati, inoltre porta all’appiattimento emotivo», commenta lo psichiatra. «Soprattutto si smarrisce l’abitudine al ragionamento perché si diventa ricettori passivi delle informazioni che arrivano dagli strumenti elettronici, senza vagliarli né rielaborarli». Secondo Spitzer, la soluzione per tornare a essere “padroni” del nostro cervello è ridurre al minimo l’utilizzo dell’hightech digitale.
LE CONTROMISURE
«L’abuso di device è una conseguenza della vita moderna: oberati da mille cose da sbrigare, deleghiamo alla tecnologia i nostri compiti. Forse ci risolvono un problema immediato ma, con il passare del tempo, l’iper uso di smartphone & co. rischia di farci diventare “ottusi”», rincara Michela De Luca, psicologa psicoterapeuta, docente di cyberpsicologia presso l’Università Lumsa di Roma. «Il primo passo per disintossicarsi è rallentare i ritmi, imparare a darsi delle priorità e organizzarle di giorno in giorno. Quando si ha in mente un obiettivo per volta, è più facile fare a meno dei device e sfruttare invece le proprie capacità cognitive. Con questa calma di sottofondo, utilizzare gli apparecchi elettronici diventa una scelta consapevole e centrata perché corrisponde a un reale bisogno, e non a un automatismo invalidante. In più, sapere che non siamo obbligati a usarli è empowering, cioè ci rende sicuri di noi stessi e capaci di controllare la nostra vita».