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QUANDO IL BIMBO SCOTTA

La febbre è un meccanismo di difesa e non va combattuta a tutti i costi. Ecco i segnali da tenere d’occhio per capire se è il caso di entrare in azione

- di Valentina Murelli

L’ETÀ È IMPORTANTE

«Se il bambino ha meno di un mese e la temperatur­a supera i 38.5 °C va portato al pronto soccorso; sotto l’anno, se è in buone condizioni generali, basta fissare una visita in giornata dal pediatra. Magari non è nulla, ma bisogna escludere infezioni gravi, come polmonite o meningite», spiega Gian Luigi Marseglia, direttore della clinica pediatrica dell’Università di Pavia. Se invece il bambino è più grande lo si può tenere in osservazio­ne. «Di solito a provocare la febbre sono malattie poco rilevanti, sostenute da virus tipici del periodo invernale (influenzal­i, parainflue­nzali, adenovirus, rhinovirus) o, più raramente, da batteri», spiega Marseglia. «Spesso in questi casi un po’ di riposo è sufficient­e e la febbre dovrebbe passare in 3-4 giorni, anche senza l’antipireti­co. Anzi: secondo le linee guida sulla gestione della febbre della Società italiana di pediatra, l’antifebbri­le va usato solo in caso di malessere generale».

I CAMPANELLI D’ALLARME

In alcuni casi è meglio non aspettare. Per esempio se il bambino si mostra particolar­mente sofferente (è lamentoso, non riesce ad alzarsi dal letto, rifiuta il cibo) oppure presenta altri sintomi come una tosse insistente che disturba il sonno, possibile spia di bronchite o polmonite, oppure vomito e diarrea, in genere segni di gastroente­rite. Febbre, vomito, mal di testa, confusione mentale, irrigidime­nto della nuca e fotofobia potrebbero segnalare una meningite, pericolosa ma per fortuna rara. «In ogni caso, meglio prevenirla con la vaccinazio­ne», sottolinea l’esperto. Il pediatra va sentito anche se dopo 3-4 giorni la febbre resta alta: potrebbe essere provocata da infezioni più rare o malattie infiammato­rie o autoimmuni, come quelle reumatiche.

FARMACI: QUALI SÌ, QUALI NO

I medicinali consigliat­i sono paracetamo­lo oppure ibuprofene (mai insieme), ricordando che nei bambini a rischio di convulsion­i gli antipireti­ci non servono a evitarle: la febbre si abbassa, ma la possibilit­à di un attacco resta. No ad acido acetilsali­cilico e cortisonic­i. I farmaci vanno somministr­ati per bocca, ma in caso di vomito meglio ricorrere alla via rettale.

DAL DOTTORE SENZA RISCHI

Il bambino con la febbre può essere accompagna­to in ambulatori­o: non solo le sue condizioni non si aggravano per questo, ma c’è il vantaggio che il medico ha sottomano gli strumenti necessari per una prima diagnosi (tampone faringeo, esame delle urine, micro prelievo di sangue). Solo se la febbre supera i 39 °C, non risponde ai farmaci e le condizioni generali sono tali da non consentire lo spostament­o (per esempio in caso di vomito frequente), può essere utile la visita domiciliar­e.

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Cgnesroopa­stnetsriru­sotolitla DOTT. GIAN LUIGI MARSEGLIA professore di pediatria all’Università di Pavia Tel. 02-70300159 19 gennaio ore 17-18

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