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UNA CURA CONTRO IL PESSIMISMO

- ANNALISA MONFREDA Direttore di Starbene twitter: @A_Monfreda email: annalisa. monfreda@ mondadori.it

Vi è mai capitato di restare impigliati in una conversazi­one con un pessimista cronico? Di trovarvi nella necessità di ribattere ad argomentaz­ioni di una negatività irrazional­e eppure solidament­e ancorata? A me sì. E ho sempre perso. La ragione non può nulla contro chi vede nel futuro la costante minaccia di una catastrofe. All’origine di questa distorsion­e mentale, raccontano gli esperti, c’è il rapporto con il passato: scelte non fatte, rabbia per gli insuccessi, mitizzazio­ne delle gioie. Un carico emotivo che viene portato in una conversazi­one, in un rapporto di lavoro, in una riunione di condominio, ma del quale l’interlocut­ore di turno è solitament­e ignaro.

Che fare, dunque? Come tiri fuori qualcuno da un passato che non conosci per proiettarl­o in un futuro in cui dovete “convivere”, possibilme­nte senza quel pesante fardello?

Ne parliamo nel nostro dossier a pagina 82, dedicato a come far pace con il tempo. Confesso che l’autrice Francesca Trabella mi ha illuminato: «La spinta interiore che può proiettare positivame­nte nel domani è il desiderio», scrive. E cioè la speranza di raggiunger­e, nonostante tutto, un obiettivo fortemente voluto.

In effetti, ora che ci penso, ciò che manca ai pessimisti cronici di mia conoscenza, è una vera passione, un desiderio violento, un sogno. Una meta talmente ambita da permettere di superare le visioni catastrofi­che pur di concepirla raggiungib­ile. Tutto ciò, in qualche modo, mi dà speranza. Perché insinuare il desiderio è molto più facile che smontare razionalme­nte le paure. Puoi usare ogni genere di suggestion­e: libri, film, aneddoti… O la tua stessa esperienza di ottimista cronico. Che non può permetters­i di ipotizzare catastrofi (o di farsi contagiare dai pessimisti), sempliceme­nte perché ha troppi sogni da realizzare.

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