GRISSINI TORINESI
Abbiamo provato 12 prodotti. Tutti sono risultati ricchi di grassi e di sale. I nostri esperti hanno premiato i 3 più profumati e croccanti e la versione studiata per gli intolleranti al lievito
Rispetto al semplice pane non c’è confronto. «A parità di peso, i grissini sono molto più energetici, perché contengono meno acqua e tanti lipidi (fino all’11% del peso). In più apportano parecchio sale», spiega la dietologa Diana Scatozza. «Per la linea e per la salute, non consumarli abitualmente. Considerali piuttosto come uno snack da concederti una volta ogni tanto. Ricorda infatti che una piccola porzione da 30 g (l’equivalente di 2 sacchettini da ristorante) arriva a regalarti ben 120 calorie».
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Quasi tutti i prodotti presi in esame non hanno superato l’esame della nostra dietologa. «Ho dato i voti più bassi a quelli che forniscono maggiori quantità di sale e grassi saturi: entrambi dannosi, se consumati in eccesso, per il cuore e le arterie. E ho invece considerato con maggior clemenza quelli più ricchi di fibre (in genere hanno come ingrediente la farina tipo 0, meno raffinata di quella 00). Un discorso a parte meritano i grissini senza lievito, pensati per le persone intolleranti a questa sostanza, che sono gli unici del nostro test preparati con l’olio d’oliva».
VERIFICA IL PROFUMO E IL SAPORE
Ma se passiamo alla prova assaggio, le valutazioni cambiano. «I grissini torinesi migliori dal punto di vista organolettico sono sottili, di colore bruno chiaro omogeneo, con la superficie opaca (se è lucida significa che il grasso, separandosi dall’impasto, è affiorato in superficie)», puntualizza il tecnologo alimentare. «Devono ricordare il profumo e il sapore del pane “comune”, essere croccanti e friabili, non troppo secchi, e non appiccicarsi ai denti. Tutte caratteristiche che vengono garantite meglio dall’uso dell’olio di palma (ricco però di grassi saturi) al posto degli oli di girasole o di oliva. Anche il lievito contribuisce alla croccantezza. Senza, i grissini sono più digeribili ma anche troppo duri (vale la pena acquistarli solo se si soffre di intolleranza)», conclude il tecnologo alimentare.