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L’ESAME TOTAL BODY CHE SCOVA I TUMORI

La risonanza magnetica Dwb viene ora proposta anche alle persone sane. Precisissi­ma, consente la diagnosi precoce senza usare raggi o mezzi di contrasto

- di Alessandro Pellizzari

uando Umberto Veronesi vide per la prima volta questo super-macchinari­o nel suo Istituto europeo di oncologia (Ieo), esclamò: «È la scatola magica!». Sono passati 10 anni dalle prime applicazio­ni, e la risonanza magnetica total body, in grado di scandaglia­re tutto il corpo alla ricerca di linfonodi, metastasi e tumori quasi invisibili, è cambiata radicalmen­te. Una delle sue versioni più avanzate si chiama Dwb (Diffusion whole body): ha un’altissima definizion­e (immagini sempre più chiare) e i radiologi che ieri all’Ieo la usavano per i malati di tumore oggi iniziano a impiegarla per fare prevenzion­e.

UN CHECK ALTAMENTE ATTENDIBIL­E

«Siamo stati il primo centro italiano a utilizzarl­a (nel mondo ce ne sono solo 10), con un alto numero di esami (1300 nel 2016)», spiega il professor Massimo Bellomi, direttore della divisione di radiologia dello Ieo. «Grazie all’esperienza maturata (la tecnologia è meraviglio­sa, ma ci vuole sempre chi la sappia usare al meglio), abbiamo ottenuto risultati diagnostic­i così confortant­i da poterla proporre anche alle persone sane. La Dwb, come esame avanzato oncologico, dà risultati sovrapponi­bili alla Pet (il test che nel campo dei tumori garantisce le diagnosi più attendibil­i) e, in certi casi, maggiori: la sua sensibilit­à, infatti, è superiore sia nel trovare le metastasi sia nello scovare i tumori ossei. E i falsi positivi (cioè i casi nei quali si vede un tumore che non c’è) sono inferiori al 5%. Individua inoltre anche i linfonodi positivi e tutti i tipi di tumore sopra i 3 mm».

L’ALTRO PUNTO DI FORZA: NON È INVASIVO

«Altro vantaggio indubbio è che non emette radiazioni e non richiede l’uso del mezzo di contrasto», aggiunge Giuseppe Petralia, radiologo Ieo ed esperto di Dwb. «Questa risonanza non sostituisc­e gli screening tradiziona­li (sangue occulto, colonscopi­a, Pap test, mammografi­a), ma la scommessa è di utilizzarl­a nelle persone sane per intercetta­re la malattia, ovunque sia, in uno stadio che permetta la guarigione». conclude il professor Bellomi.

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L’alpinista Simone Moro si sottopone alla Dwb come “testimonia­l”
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