«IL KARATE È UN AFFARE DI FAMIGLIA»
A casa di Graziella le cinture nere non mancano: anche il marito, i figli e la nipotina praticano infatti la stessa disciplina. Che li rende forti, uniti e pieni di energia
Ho provato decine di sport prima di arrivare al karate, a 19 anni, e da allora non l’ho più lasciato. Mi ha formata, dato sicurezza, regalato muscoli forti e tonici. Di questa disciplina ho amato subito il fatto che non è solo una questione di tecnica o forza, ma anche, e soprattutto, di concentrazione, voglia di superarsi e migliorarsi. E dal 1981 mi sprona a mettermi in gioco, ogni giorno. Ho gareggiato a lungo, vincendo titoli in Italia ed Europa. Poi ho conosciuto Fulvio, e ci siamo innamorati. Faceva il poliziotto, nel tempo libero veniva a tifare per me. Fan della boxe e di Bruce Lee, quando ha provato il karate si è appassionato e non ha più smesso. Gli ho insegnato il kumite (l’arte del combattimento) e i kata (le forme, una serie di movimenti codificati che rappresentano una sfida con un avversario immaginario). Standogli accanto sono cresciuta anche come insegnante, arrivando al titolo di maestra. E lui ha conquistato prima la cintura nera e poi la qualifica di istruttore. Insieme, dodici anni fa, abbiamo sostenuto gli esami più importanti, io per il quinto dan, lui per il primo: sono i livelli della cosiddetta “maestria”, che certifica le capacità tecniche e psicofisiche di chi ha già meritato la cintura nera. È stata un’emozione enorme e una grande soddisfazione condividere la gioia del passaggio di livello con mio marito. E quando per me è arrivato il sesto dan, conferito per meriti speciali (la mia attività di promozione del karate), emozionatissimo mi ha accompagnata a ritirare il premio, al Campidoglio.
LA PALESTRA È LA NOSTRA SECONDA CASA Sempre insieme, io e Fulvio abbiamo portato avanti il sogno di aprire una palestra. Così, nel 1991, a Oggiono (LC), è nata l’Okinawa. Oggi abbiamo più di 70 iscritti, per la maggior parte tra i 13 e i 15 anni, ma contiamo anche su un bel gruppo di adulti. Molti sono genitori dei nostri giovani atleti ed è una splendida soddisfazione vederli mettersi in gioco, superare l’imbarazzo delle prime lezioni e prenderci gusto, arrivando magari dopo i 50 anni, anche alla cintura nera. Fra i ragazzi che abbiamo allenato ci sono anche i nostri figli, che da sempre vivono la palestra come se fosse una seconda casa. Stefania ha 30 anni ed è cintura nera secondo dan. DIsputa ancora delle gare di livello mondiale, è determinata, molto tecnica e, nonostante i mille impegni di mamma, riesce a trovare il tempo e la voglia per allenarsi con costanza. Laura e Martina hanno invece 27 e 24 anni: sono entrambe cintura nera e non gareggiano più, però in palestra le vediamo spesso perché il karate offre loro un’occasione per rimanere attive e in forma. Poi c’è Dario, il più giovane: ha 16 anni e continua a imparare e migliorarsi, con entusiasmo. Ultima arrivata la nostra nipotina Nicole: è la figlia di Stefania e ha solo 7 anni. Cresciuta in palestra, seguendo la mamma che veniva ad allenarsi, non ha capito ancora bene le regole del karate, ma va bene lo stesso perché per lei gli allenamenti sono semplicemente un gioco meraviglioso. Ha grinta da vendere e una voglia infinita di imparare, tanto che se è costretta a saltare una sessione al pomeriggio mette il broncio. Sono tutti ragazzi entusiasti della vita, fare karate ha insegnato
loro disciplina e autocontrollo. Hanno imparato che per raggiungere un obiettivo occorre impegnarsi, bisogna rispettare l’avversario e accettare vittorie e sconfitte in maniera positiva. Inoltre, grazie alle arti marziali sono cresciuti sapendo gestire al meglio il loro corpo, con la capacità di muovere in modo preciso mani, spalle, braccia, senza incertezze. Sono forti, agili, flessibili, pieni di energia. In palestra hanno sempre avuto il totale supporto di noi genitori, come a casa. E in più hanno conosciuto ragazzi sani, con tanta voglia di fare sport, come loro. Veri amici, che rimangono per tutta la vita.
SI CONTINUA A CRESCERE, A OGNI ETÀ
Anche se ormai sono nonna, la mia voglia di crescere con il karate non si è fermata. Mi alleno con costanza e durante i weekend, quando non sono in giro per accompagnare i ragazzi alle gare, spesso partecipo a qualche stage, proprio per continuare ad imparare. Sempre accanto a Fulvio, perché insieme possiamo aiutarci, correggerci, confrontarci, con grande onestà. Il karate ci ha insegnato una lezione molto importante: bisogna accettarsi per come si è, il corpo cambia, si trasforma ed è fondamentale essere in grado di capirlo, ogni giorno, per trarre il massimo da se stessi. Tutto senza ansie, ma solo con la voglia di essere al meglio, per noi e per chi ci sta intorno. Così, anche se le articolazioni non sono più mobili come una volta e la forza delle braccia non è quella di vent’anni fa, io e Fulvio andiamo avanti, insieme. La bellezza di un gesto tecnico eseguito bene, la precisione di un kata, sono motivazioni continue, che ci stimolano in palestra ma anche nella vita di tutti i giorni. Avere una grande passione, che ti aiuta a dare il massimo, è una fortuna incredibile. E poterla condividere con la propria famiglia è qualcosa di raro e prezioso.