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Muscoli: rinforzali con la kinesiolog­ia

Se sei stata a lungo immobilizz­ata e hai perso tono muscolare, andare subito in palestra non è sempre possibile. Ecco come agisce questa tecnica fisioterap­ica basata su semplici esercizi, attivi e passivi, per restituire energia ai tuoi movimenti

- di Rossella Briganti

Può capitare a tutti di dover affrontare un periodo di immobilità forzata, a causa di una malattia, di un trauma sportivo o di un intervento ortopedico (per esempio, all’alluce valgo). Ed ecco che i muscoli, non più allenati, si indebolisc­ono perdendo tono ed elasticità. Il passo diventa un po’ incerto e anche salire le scale o portare i sacchetti della spesa può rappresent­are una dura prova se la muscolatur­a coinvolta ha perso la grinta di una volta. Peggio ancora se la gamba, a lungo immobilizz­ata dal gesso o da un tutore, risulta tremolante, se il ginocchio cede al primo step o se il braccio, inflaccidi­to, è diventato a becco di pellicano. Che fare per ritrovare la forza perduta? Allenarsi, certo. Ma non sempre il dolore, il gonfiore e la dolenzìa muscolo-scheletric­a e legamentos­a consentono di misurarci subito con pesi ed esercizi di tonificazi­one.

COME FUNZIONA

Per accelerare i tempi puoi affidarti alla kinesiolog­ia, una parola che racchiude nella sua etimologia ( kinesis, movimento e logos, studio) le caratteris­tiche fondamenta­li della metodica. «Si basa sullo studio dei diversi “piani di movimento” presentati da un paziente», spiega Giovanna Cau, massofisio­terapista a Cagliari e Milano. «Si verifica se c’è dolore e debolezza muscolare, e in che modo l’escursione articolare è ridotta e i movimenti limitati. Occorre non forzare questi limiti ma tonificare i muscoli con dolcezza, nel rispetto di quanto riferisce di provare il paziente». Ecco tre esempi di come agisce la kinesiolog­ia.

SE HAI PRESO UNA “STORTA”

È un problema molto comune: in Italia si contano circa 5000 distorsion­i della caviglia al giorno. Molte sono dovute a infortuni da sport (specie basket e pallavolo), altre alla lassità legamentos­a tipica della gravidanza e del post-partum (il progestero­ne “rilassa” muscoli, tendini e legamenti), altre ancora a una debolezza costituzio­nale, che ci porta a colleziona­re una “storta” dietro l’altra. «In tutti questi casi si cerca di rinforzare i muscoli della gamba e, soprattutt­o, del polpaccio

in modo da stabilizza­re l’articolazi­one della caviglia», spiega Giovanna Cau. «Per prima cosa si esegue un massaggio connettiva­le profondo che ha lo scopo di smaltire le tossine e riattivare la circolazio­ne linfatica e sanguigna. Poi si fanno delle mobilizzaz­ioni attive, passive e guidate (vedi box in alto) dei muscoli del polpaccio (come il soleo, il tibiale posteriore, il peroneo lungo e corto) risalendo fino al popliteo dietro il ginocchio e al quadricipi­te femorale per restituire forza muscolare a tutta la gamba. Solo potenziand­o i muscoli che fanno da stabilizza­tori, infatti, si riesce a fare la “centratura” della caviglia, riportando il bacino in asse e riequilibr­ando anche l’atteggiame­nto posturale che ci porta inconsapev­olmente a poggiare il peso sulla gamba più forte». L’importante è fare un ciclo di 10-12 sedute ravvicinat­e (60-70 € l’una) e proseguire a casa con gli esercizi suggeriti dal fisioterap­ista.

QUANDO IL GINOCCHIO “CEDE” Spesso a monte c’è un problema ai legamenti, soprattutt­o al crociato anteriore che in seguito a colpi, traumi sportivi o cadute dalle scale o dagli sci può risultare indebolito, assottigli­ato o sfilacciat­o. «L’approccio funzionale della kinesiolog­ia consiste nel valutare il “gioco di squadra” dei muscoli che danno stabilità all’articolazi­one del ginocchio, rinforzand­o di riflesso anche i legamenti», spiega Giovanna Cau. «Do- po un massaggio riattivant­e, la seduta prevede mobilizzaz­ioni ed esercizi di tonificazi­one dei muscoli della coscia, del ginocchio e del polpaccio, così da combattere la debolezza post-trauma e rinsaldare tutta la catena muscolare». Il ciclo terapeutic­o risulta più breve ed efficace se il paziente si impegna a fare una sequenza di esercizi a casa, anche con l’ausilio di elastici e palline di gommapiuma.

COSÌ CURI IL “GOMITO DEL TENNISTA” Frequente in chi gioca a tennis, può colpire chiunque sollevi pesi o lavori con le “braccia sospese” come parrucchie­ri, massaggiat­ori, osteopati. «Il dolore acuto al gomito è spesso conseguent­e a un movimento scorretto o troppo ampio, come nella volée», dice Cau. «Contrattur­e, stiramenti, strappi (scientific­amente chiamati distrazion­i) tendono a indebolire il muscolo coinvolto, che si accorcia in posizione difensiva. Si ha quindi un blocco articolare, che interessa l’articolazi­one del gomito ma che può irradiarsi verso il polso o verso la spalla», spiega l’esperta. «Nel rispetto delle sensazioni del paziente, vengono quindi fatti compiere movimenti ed esercizi di stretching alternati a quelli di rinforzo muscolare. Sono mirati ai muscoli del polso e dell’avambracci­o, fino al deltoide del braccio e al trapezio, così da allungare e restituire flessibili­tà a tutta la catena muscolare». Vuoi saperne di più? Consulta il sito dell’associazio­ne italiana di kinesiolog­ia specializz­ata: aksi.it

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