Muscoli: rinforzali con la kinesiologia
Se sei stata a lungo immobilizzata e hai perso tono muscolare, andare subito in palestra non è sempre possibile. Ecco come agisce questa tecnica fisioterapica basata su semplici esercizi, attivi e passivi, per restituire energia ai tuoi movimenti
Può capitare a tutti di dover affrontare un periodo di immobilità forzata, a causa di una malattia, di un trauma sportivo o di un intervento ortopedico (per esempio, all’alluce valgo). Ed ecco che i muscoli, non più allenati, si indeboliscono perdendo tono ed elasticità. Il passo diventa un po’ incerto e anche salire le scale o portare i sacchetti della spesa può rappresentare una dura prova se la muscolatura coinvolta ha perso la grinta di una volta. Peggio ancora se la gamba, a lungo immobilizzata dal gesso o da un tutore, risulta tremolante, se il ginocchio cede al primo step o se il braccio, inflaccidito, è diventato a becco di pellicano. Che fare per ritrovare la forza perduta? Allenarsi, certo. Ma non sempre il dolore, il gonfiore e la dolenzìa muscolo-scheletrica e legamentosa consentono di misurarci subito con pesi ed esercizi di tonificazione.
COME FUNZIONA
Per accelerare i tempi puoi affidarti alla kinesiologia, una parola che racchiude nella sua etimologia ( kinesis, movimento e logos, studio) le caratteristiche fondamentali della metodica. «Si basa sullo studio dei diversi “piani di movimento” presentati da un paziente», spiega Giovanna Cau, massofisioterapista a Cagliari e Milano. «Si verifica se c’è dolore e debolezza muscolare, e in che modo l’escursione articolare è ridotta e i movimenti limitati. Occorre non forzare questi limiti ma tonificare i muscoli con dolcezza, nel rispetto di quanto riferisce di provare il paziente». Ecco tre esempi di come agisce la kinesiologia.
SE HAI PRESO UNA “STORTA”
È un problema molto comune: in Italia si contano circa 5000 distorsioni della caviglia al giorno. Molte sono dovute a infortuni da sport (specie basket e pallavolo), altre alla lassità legamentosa tipica della gravidanza e del post-partum (il progesterone “rilassa” muscoli, tendini e legamenti), altre ancora a una debolezza costituzionale, che ci porta a collezionare una “storta” dietro l’altra. «In tutti questi casi si cerca di rinforzare i muscoli della gamba e, soprattutto, del polpaccio
in modo da stabilizzare l’articolazione della caviglia», spiega Giovanna Cau. «Per prima cosa si esegue un massaggio connettivale profondo che ha lo scopo di smaltire le tossine e riattivare la circolazione linfatica e sanguigna. Poi si fanno delle mobilizzazioni attive, passive e guidate (vedi box in alto) dei muscoli del polpaccio (come il soleo, il tibiale posteriore, il peroneo lungo e corto) risalendo fino al popliteo dietro il ginocchio e al quadricipite femorale per restituire forza muscolare a tutta la gamba. Solo potenziando i muscoli che fanno da stabilizzatori, infatti, si riesce a fare la “centratura” della caviglia, riportando il bacino in asse e riequilibrando anche l’atteggiamento posturale che ci porta inconsapevolmente a poggiare il peso sulla gamba più forte». L’importante è fare un ciclo di 10-12 sedute ravvicinate (60-70 € l’una) e proseguire a casa con gli esercizi suggeriti dal fisioterapista.
QUANDO IL GINOCCHIO “CEDE” Spesso a monte c’è un problema ai legamenti, soprattutto al crociato anteriore che in seguito a colpi, traumi sportivi o cadute dalle scale o dagli sci può risultare indebolito, assottigliato o sfilacciato. «L’approccio funzionale della kinesiologia consiste nel valutare il “gioco di squadra” dei muscoli che danno stabilità all’articolazione del ginocchio, rinforzando di riflesso anche i legamenti», spiega Giovanna Cau. «Do- po un massaggio riattivante, la seduta prevede mobilizzazioni ed esercizi di tonificazione dei muscoli della coscia, del ginocchio e del polpaccio, così da combattere la debolezza post-trauma e rinsaldare tutta la catena muscolare». Il ciclo terapeutico risulta più breve ed efficace se il paziente si impegna a fare una sequenza di esercizi a casa, anche con l’ausilio di elastici e palline di gommapiuma.
COSÌ CURI IL “GOMITO DEL TENNISTA” Frequente in chi gioca a tennis, può colpire chiunque sollevi pesi o lavori con le “braccia sospese” come parrucchieri, massaggiatori, osteopati. «Il dolore acuto al gomito è spesso conseguente a un movimento scorretto o troppo ampio, come nella volée», dice Cau. «Contratture, stiramenti, strappi (scientificamente chiamati distrazioni) tendono a indebolire il muscolo coinvolto, che si accorcia in posizione difensiva. Si ha quindi un blocco articolare, che interessa l’articolazione del gomito ma che può irradiarsi verso il polso o verso la spalla», spiega l’esperta. «Nel rispetto delle sensazioni del paziente, vengono quindi fatti compiere movimenti ed esercizi di stretching alternati a quelli di rinforzo muscolare. Sono mirati ai muscoli del polso e dell’avambraccio, fino al deltoide del braccio e al trapezio, così da allungare e restituire flessibilità a tutta la catena muscolare». Vuoi saperne di più? Consulta il sito dell’associazione italiana di kinesiologia specializzata: aksi.it